Turchia: nuova ondata di violenza

Pubblicato il 10 Agosto 2015 alle 15:50 Autore: Guglielmo Sano

Turchia: ondata di violenza in tutto il paese, spari fuori dal consolato Usa, in un altro  attentato a Istanbul sono morti 4 agenti di polizia, i militanti curdi hanno attaccato un elicottero militare.

Turchia: dopo Suruc

Tutto è cominciato circa 20 giorni fa, quando l’Isis ha ucciso 32 giovani attivisti sia turchi che curdi nella città di Suruc, al confine con la Siria. L’episodio ha riacceso il conflitto sommerso tra governo turco e Pkk: il partito curdo dei lavoratori accusa da sempre Ankara di permettere ai terroristi dell’Isis di passare il confine per attaccare le posizioni curde.

Tuttavia, dopo l’attentato di Suruc, l’aviazione turca – coadiuvata da 6 caccia F16 Usa – ha dato inizio a un’operazione volta neutralizzare le postazioni dell’Isis. Niente di strano, se non fosse che gli aerei turchi stanno bombardando anche i campi d’addestramento curdi nel nord della Siria e dell’Iraq.  A causa dei raid turchi sono morti all’incirca 400 ribelli curdi, riferisce l’agenzia di stampa Anadolu. A questa offensiva, il Pkk ha risposto uccidendo oltre 20 agenti di polizia turchi nelle ultime due settimane.

Anche nella notte di ieri la Turchia è stata attraversata da una nuova ondata di violenza. Due persone armate hanno sparato una raffica di colpi contro il consolato americano di Istanbul. La polizia turca ha arrestato una donna sospettata di aver partecipato all’attacco che, comunque, non ha provocato vittime. Poche ore prima un “kamikaze” aveva lanciato un’automobile piena di esplosivo contro una stazione di polizia nel quartiere Sultanbeyli: anche in questo caso nessuna vittima, non è stata chiarita la responsabilità dell’attentato.

turchia pkk

Quattro agenti di polizia, invece, sono morti per l’esplosione di un ordigno esplosivo nella provincia di sud orientale di Sirnak, nel distretto di Silopi. Morto anche un militare durante l’assalto a un elicottero nel distretto di Beytussebap.

Turchia: bloccare i curdi

Oltre ai bombardamenti contro i campi d’addestramento del Pkk, la “battaglia globale” del governo turco contro lo Stato Islamico ha compreso oltre 1300 arresti contro presunti terroristi. Sono finiti in carcere molti appartenenti all’Isis, ma anche moltissimi militanti del Pkk e del DHKP-C (Fronte rivoluzionario di liberazione popolare), altro partito armato curdo.

Secondo Cemil Bayik, leader del Pkk, non ci sono dubbi sul fatto che, con la scusa di combattere l’Isis, “Erdogan vuole bloccare i guadagni curdi“. Le forze curde hanno assestato duri colpi all’avanzata delle forze del califfato nel nord siriano, d’altra parte vengono considerate ancora organizzazioni terroristiche non solo dalla Turchia ma anche dagli Usa e dall’Ue.

Se la Turchia vuole la fine del conflitto con i curdi ha un’unica scelta, quella di trattare, ha detto Bayik alla Bbc. D’altra parte, il premier Davutoglu ha già espresso la sua opinione: i bombardamenti contro il Pkk continueranno fino a quando il gruppo non deciderà di arrendersi.

L'autore: Guglielmo Sano

Nato nel 1989 a Palermo, si laurea in Filosofia della conoscenza e della comunicazione per poi proseguire i suoi studi in Scienze filosofiche a Bologna. Giornalista pubblicista dal 2018 (Odg Sicilia), si occupa principalmente di politica e attualità
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