Lite Staino-Cuperlo, adesso a placare gli animi ci prova Reichlin

Pubblicato il 19 Agosto 2015 alle 17:04 Autore: Redazione

Tradizionalmente, agosto è il mese meno intenso per quanto riguarda retroscena e cronache politiche. Palazzi chiusi, attività parlamentare ferma, e politici che compaiono quasi solo sulle riviste da sala d’aspetto, paparazzati in spiaggia o in barca. La polemica, però, non conosce ferie. Soprattutto a sinistra. Lo sa bene Sergio Staino, storico vignettista dell’Unità, ex compagno duro e puro, oggi vicino alle posizioni renziane, che ha voluto sfogare tutta la sua rabbia nelle giornate più calde dell’anno.

Una decina di giorni fa, infatti, il disegnatore toscano – in una lettera pubblicata sul giornale fondato da Gramsci – si era scagliato pesantemente contro Gianni Cuperlo, accusandolo, tra le altre cose, di voler “uccidere la sinistra”, di dare un’immagine di “estremisti disperati”, di voler “aiutare una futura tragica vittoria di un Salvini o un Grillo”. Una lettera molto schietta, inizialmente privata, poi divenuta di dominio pubblico per ritorsione a causa della mancata risposta da parte dell’esponente della sinistra Dem. Risposta poi arrivata due giorni dopo, sempre sulle colonne dell’Unità, con un Cuperlo come al solito pacato nei toni, in grado di incassare il colpo ma al tempo stesso di non cadere nella provocazione. Staino ha rincarato la dose in un’intervista a Repubblica, dove affermava di non fidarsi di Renzi, pur ritenendolo “il più bravo di tutti”. Una contraddizione in termini insanabile. “Sarà la vecchiaia, o il caldo”, scherza qualcuno sul web.

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Il curioso carteggio fra i due ha suscitato un ampio dibattito sui social, con buona parte del popolo della sinistra sorpreso dalla svolta filorenziana di Staino (ma guai a dirglielo, lui giura di sentirsi ancora un vecchio compagno), lo stesso Staino che ha sempre fatto emergere un umorismo piuttosto critico nei confronti di quella sinistra rimasta orfana del suo patrimonio ideologico e culturale. A dire il vero, l’intera linea editoriale della nuova Unità è vicinissima a Matteo Renzi, tanto da suscitare numerose critiche da parte di lettori storici, ma anche satire come la pagina facebook “l’Unirenzità”, parodia del quotidiano estremizzato come un organo di costante propaganda renziana.

In ogni caso, a distanza di oltre una settimana, il dibattito si è arricchito di un nuovo, autorevole intervento. Sempre sull’Unità, Alfredo Reichlin – “padre nobile” e memoria storica della sinistra – ha espresso il suo parere a proposito della “lite” fra Staino e Cuperlo. Dopo aver ammonito qualche mese fa la minoranza dem invitandola a non assumere comportamenti settari, l’ex dirigente del Pci ha deciso di intervenire nuovamente perché “molto preoccupato” per i rischi di scissioni interne al Pd. “ C’è un grande interrogativo irrisolto: dove va il PD, dove si vuole che vada – scrive Reichlin –  “Il punto è questo, e questa domanda ne presuppone un’altra: dove va e dove si vuole che vada l’Italia. Si vuole consolidare il PD come un grande campo che riorganizza e unisce le forze progressiste sia di centro che di sinistra? Oppure, volenti o nolenti, si scivola verso un nuovo partito orientato al centro capace di assimilare pezzo a pezzo la parte meno indigesta della destra”

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Alfredo Reichlin

Per Reichlin, la priorità è mantenere a tutti i costi l’unità del partito: “Vogliamo dare al Paese una grande forza di governo, progressista e potenzialmente maggioritaria, abbiamo bisogno di andare ben oltre i ridotti insediamenti di una sinistra vecchia che rischia di dividersi in gruppetti ancora più vecchi alla ricerca di identità perdute e di inesistenti ‘nomenclature delle classi’. Dovremmo invece aprire al dialogo con quel nuovo Centro rappresentato dagli imprenditori moderni e creativi, dagli intellettuali e dalle nuove leve giovanili”.

Reichlin non fa sconti neppure al presidente del Consiglio, verso il quale non è stato mai morbido, a dire il vero. “Non vedo ancora un indirizzo che ci spalanchi la porta del futuro”, scrive, elencando poi una serie di temi sui quali ritiene che l’esecutivo dovrebbe intervenire più marcatamente e rivolgendosi infine a Staino, non senza un’ironica conclusione: “Posso pensare queste cose o sono il solito ‘gufo’?” Staremo a vedere se l’interessato risponderà. E se non intende farlo direttamente, ha anche il privilegio di poter ribattere attraverso la sua creatura, quel Bobo che forse oggi è più disilluso che mai.

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