Crisi: 3.811 aziende fallite nei primi tre mesi del 2014

Pubblicato il 15 Maggio 2014 alle 13:07 Autore: Daniele Errera

La crisi economica non è finita, è certo. Si dice che la notte sia sempre più buia prima dell’alba e, qualora venissero confermati i dati sulla ripresa della crescita a cavallo tra 2014 e 2015, ancora una volta il detto non sarebbe sbagliato. Infatti i dati Cerved, business unit dedicata ai servizi per le banche e per le finanziarie, analizzati dall’Ansa rivelano come nei primi tre mesi dell’anno sono state 3.811 le aziende chiuse per fallimento (+ 4,6% rispetto al primo trimestre 2013). Tuttavia vanno posti alcuni punti fermi: anzitutto la crescita spropositata dei default degli anni passati. Ecco perché, oggi, il dato ha valore numerico in controtendenza.

chiuso per fallimento2

Ecatombe imprese. Gianandrea De Bernardis, amministratore delegato del Cerved, spiega i numeri: “nel primo trimestre 2014 si contano in tutto 23mila chiusure di aziende. Il 3,5% in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Questo miglioramento è attribuibile alla diminuzione delle liquidazioni volontarie, che hanno fatto registrare un calo del 5%, e delle procedure non fallimentari (-1,4%)”. Entrando nello specifico è il nord est a registrare il calo dei fallimenti più visibile: -1,8%. Alti i default, invece, nelle altre zone d’Italia: +3,7% nel nord-ovest, +5,7% nel Mezzogiorno e nelle isole e +10,3% nel centro Italia.

Nelle conclusioni De Bernardis entra nello specifico delle voci: “a soffrire maggiormente è il settore dei servizi (+7,3%) e quello delle costruzioni (+6,3%). Ancora in leggero rialzo la manifattura (+0,8%), anche se segna una decisa frenata rispetto ai dati dell’ultimo trimestre 2013”.

Daniele Errera

L'autore: Daniele Errera

Nato a Roma classe 1989. Laureato in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali con la tesi "Dal Pds al Pd: evoluzione dell'organizzazione interna". Appassionato di politica, ha ricoperto vari ruoli nel Partito Democratico e nei Giovani Democratici. E' attivo nell'associazionismo territoriale.
Tutti gli articoli di Daniele Errera →