Sfiduciarono sindaco di Sesto Fiorentino, otto ex consiglieri espulsi dal Pd

Pubblicato il 17 Settembre 2015 alle 14:38 Autore: Redazione
congresso pd, bandiera del partito democratico

Votare una sfiducia può costare caro. Ne sanno qualcosa otto ex consiglieri comunali di Sesto Fiorentino, espulsi dal Partito Democratico per aver votato la mozione di sfiducia nei confronti del proprio sindaco, facendo così calare il sipario su un’amministrazione durata appena un anno.

Procediamo con ordine. Sesto Fiorentino, alle porte del capoluogo toscano, è una città-simbolo della subcultura rossa: tradizionalmente a sinistra, per tutta la Prima Repubblica sindaci espressione del PCI e per il ventennio successivo centrosinistra sempre vincente al primo turno, con percentuali bulgare. Ma i tempi cambiano anche per la rossa Sesto, che alle elezioni amministrative del 2014 regala la vittoria alla renziana Sara Biagiotti, con oltre il 55% dei consensi ottenuti già al primo turno. La Biagiotti è considerata uno degli astri nascenti del Pd toscano, vicinissima da anni a Matteo Renzi, di cui era stata uno dei coordinatori della campagna per le primarie 2012, quando l’attuale Presidente del Consiglio fu sconfitto da Pierluigi Bersani.

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Sara Biagiotti, ex sindaco di Sesto sfiduciata lo scorso 21 luglio

La luna di miele, però, finisce presto. I malumori, certo, non erano mai mancati. La Biagiotti, infatti, era stata “imposta” dall’alto, senza passare per le primarie, come è tradizione consolidata nel Pd. Intanto all’interno della maggioranza – composta da 15 consiglieri, di cui 14 Pd e un esponente di una lista civica – arrivano le prime frizioni. Due sono i temi oggetto di scontro: l’ampliamento dell’aeroporto di Firenze-Peretola (che interessa anche il comune di Sesto, confinante con l’area aeroportuale) e il termovalorizzatore in procinto di essere edificato nella cittadina. Si tratta di questioni dal notevole impatto ambientale, sulle quali i consiglieri dissidenti accusavano il sindaco di non essersi opposta con fermezza, manifestando anzi il proprio consenso. Dal canto suo, la Biagiotti ha sempre sostenuto che si trattasse soltanto di occasioni pretestuose per polemizzare, quando invece la vera causa del contrasto andava individuata in motivazioni di tipo personale e non politico.

Non sono mancati, nei mesi, dei tentativi di ricomposizione. Ma a nulla sono valsi. La rottura era ormai consumata, tanto che al Consiglio comunale del 21 luglio scorso è stata approvata (con 15 voti favorevoli e 5 contrari) la mozione di sfiducia che ha staccato la spina alla giunta Biagiotti. Ovviamente, il primo cittadino e i suoi fedelissimi non l’hanno presa bene, e – sostenuti dai vertici regionali e nazionali del Pd – hanno proposto una procedura di allontanamento dal partito nei confronti degli otto consiglieri ribelli. E così, dopo due mesi di “inchiesta”, la Commissione di Garanzia del Pd fiorentino ha decretato l’espulsione dei suddetti.

Ha subito espresso tutta la sua soddisfazione Sara Biagiotti, che ha già fatto intendere di volersi ricandidare nel 2016, quando terminerà l’attuale fase di commissariamento della città. Tanta amarezza, invece, per i diretti interessati. Fra questi, Giulio Mariani, uno degli ex consiglieri comunali espulsi, che sulla sua bacheca facebook ha pubblicato una foto con tutte le sue tessere del Partito Democratico, al quale aveva aderito sin dalla sua fondazione. “Ad una cosa non ho mai smesso di rinunciare in tutti questi anni: le mie idee e le mie scelte sono state sempre libere” ha affermato Mariani, chiudendo il post con un emblematico “chi ha compagni non muore mai”.

I fatti di Sesto assumono ora anche un rilievo nazionale. Una delle critiche che vengono maggiormente rivolte a Renzi è infatti una gestione del partito considerata eccessivamente verticistica e dispotica. Lo stesso Bersani, martedì sera, rispondendo a Giovanni Floris che gli chiedeva cosa differenziasse la sua visione della politica da quella di Renzi, ha risposto secco: “a me piace il gioco di squadra”. Il procedimento di epurazione sanzionato dalla renzianissima direzione regionale del Pd toscano riapre dunque un nuovo, controverso capitolo, proprio in una delle fasi più delicate per il Pd. O meglio, come lo ha ribattezzato Ilvo Diamanti, per il PdR, “Partito di Renzi”.

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