Ecco cosa cambia nella famiglia dopo il Sinodo

Pubblicato il 26 Ottobre 2015 alle 11:25 Autore: Daniele Errera
immagine scattata durante il sinodo con papa francesco al tavolo dei relatori

Una piccola rivoluzione in seno alla Chiesa cattolica. Il Sinodo, l’istituzione del collegio episcopale, l’adunanza dei sacerdoti e dei chierici della diocesi, ha esternato la nuova via della Chiesa 2.0. Qui di seguito vengono elencate le principali modifiche.

Il Sinodo: la famiglia

La famiglia è centrale nell’assemblea degli uomini di Chiesa. Lo si può notare sin dal consueto atto della comunione, dell’ostia. Infatti la comunione sarà d’ora in poi disponibile anche per coloro che divorziano. Un avvenimento epocale. Sulle donne in Chiesa, il Sinodo si esprime tiepidamente, aprendo comunque ad una valorizzazione e responsabilizzazione del loro ruolo: “partecipazione, coinvolgimento e formazione”, si scrive.

Matrimoni omossessuali

Per quanto riguarda i matrimoni omosessuali, invece, non c’è la minima apertura in seno al Sinodo: “circa i progetti di equiparazione al matrimonio delle unioni tra persone omosessuali, il Sinodo ritiene che non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia”. La Chiesa, inoltre, ribadisce solidarietà nei confronti delle pressioni che subiscono le Chiese locali circa il tema d’apertura alle unioni di quel genere. Il Sinodo, in controtendenza, aggiunge la difesa contro le discriminazioni ai gay: “nei confronti delle famiglie che vivono l’esperienza di avere al loro interno persone con tendenza omosessuale, la Chiesa ribadisce che ogni persona, indipendentemente dalla propria tendenza sessuale, vada rispettata nella sua dignità e accolta con rispetto, con la cura di evitare ogni marchio di ingiusta discriminazione”.

sinodo l'incontro tra sacerdoti e chierici della diocesi

Unioni civili

Sulle unioni civili, infine, il Sinodo si dimostra molto più aperto rispetto al passato. Anche per via di una ‘forzatura’, ossia vedere le unioni civili come prodromo del matrimonio: “in molte circostanze, la decisione di vivere insieme è segno di una relazione che vuole realmente orientarsi ad una prospettiva di stabilità”, al matrimonio, afferma il Sinodo. Se così vuole nascere un’unione per poi costituire il matrimonio, allora la Chiesa si dimostra favorevole alle convivenze che, tuttavia, spesso sono motivate da “da situazioni culturali o contingenti”. Un’apertura coraggiosa, ma nonostante tutto moderata. Su certi aspetti una rivoluzione (comunione ai divorziati), mentre su altri il Sinodo si è dimostrato estremamente conservatore (matrimoni omosessuali).

Daniele Errera

L'autore: Daniele Errera

Nato a Roma classe 1989. Laureato in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali con la tesi "Dal Pds al Pd: evoluzione dell'organizzazione interna". Appassionato di politica, ha ricoperto vari ruoli nel Partito Democratico e nei Giovani Democratici. E' attivo nell'associazionismo territoriale.
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