Attacchi terroristici, quali impatti sull’economia? Meno di quel che si pensa

Pubblicato il 26 Novembre 2015 alle 08:00 Autore: Gianni Balduzzi
attacchi terroristici, grafico della borsa di New york

Gli attacchi terroristici ormai non sono un fenomeno collegabile solo con la strage di Parigi, la paura che sta bloccando Bruxelles non ha paragoni, metropolitane, scuole, attività commerciali completamente bloccate, gli attacchi di Bamako e Beirut che normalmente passerebbero quasi inosservati ora vengono collegati a quanto accaduto in Francia a ingigantire il quadro generale. E così anche gli strascichi con la fuga di alcuni terroristi apparentemente in giro per mezza Europa .

La domanda è: questo stato di emergenza e di tensione che conseguenze potrà avere sull’economia?

Attacchi terroristici, finora pochi effetti sui mercati

I mercati finanziari a dire il vero finora sembrano avere mantenuti i nervi saldi. Eravamo già in una fase non brillante e anzi dopo il 13 novembre non c’è stato alcun crollo ma un piccolo recupero degli indici sulle principali piazze finanziarie.

Vediamo qui la borsa di Parigi:

attacchi terroristici, grafico della borsa di Parigi

di Milano

attacchi terroristici, grafico della borsa di Milano

 

di New York:

attacchi terroristici, grafico della borsa di Parigi

La differenza con l’11 settembre è che probabilmente questi attacchi, anche se i più gravi in Europa negli ultimi 10 anni, sono stati inseriti in un contesto più ampio delle tensioni tra Occidente e fondamentalismo islamico, con cui abbiamo a che fare almeno dal 2001, se non prima, e con cui dovremo convivere ancora a lungo, prendendo le giuste contromisure. Un po’ come gli anni ’70 anche e soprattutto in Italia furono anni di crescita e fece peggio la crisi petrolifera che non il terrorismo degli anni di piombo.

Attacchi terroristici: più spesa pubblica per la sicurezza, più attenzione ai beni rifugio

Piuttosto, se non possiamo affermare che il terrorismo di questo tipo possa provocare recessioni e grandi cambiamenti macro, le conseguenze economiche possono essere tuttavia notevoli, sul tipo di economia che potrebbe svilupparsi maggiormente, da un punto di vista quindi qualitativo, per esempio.

Il dollaro funge da sempre da bene rifugio, speso come riflesso irrazionale, anche in momenti in cui l’economia USA non appare particolarmente brillante e ha performances peggiori di quelle di altre economie. In un momento come questo in cui la crescita oltreoceano rimane superiore a quella europea, e in cui pare che il mirino dei terroristi pare puntare da questa parte dell’Atlantico, a maggior ragione il biglietto verde diventa appetibile.

Così diventa sempre più economico per gli americani acquistare dollari, il cambio è sceso ulteriormente da venerdì 13 novembre quando era a 1,076 a meno di 1,06

attacchi terroristici, curva del cambio euro deollaro

Un altro segnale sono i Treasury Bonds americani: nonostante il mercato stia scontando un probabile prossimo rialzo dei tassi americani da parte della Banca Centrale, dopo una lunga fase di Quantitative Easing cominciata molto prima che in Europa, in realtà i tassi a 10 anni continuano a scendere lentamente, al 2,26% rispetto al 2,28% del 13 novembre.

Il prezzo dell’oro invece non è in aumento, sia proprio perchè non c’è un vero e proprio panico, sia perchè è valutato in dollaro stesso, che risulta sempre più forte.

Piuttosto quello che ci si deve aspettare è un’aumento della spesa pubblica, cosa molto gradita di per sè dai governi, in direzione della sicurezza. Già sta avvenendo, e se verrà intaccata anche la lunga serie di diminuzione della spesa per la difesa che è in atto dalla fine della Guerra Fredda allora saremo di fronte in effetti a un cambiamento molto più paradigmatico, alla fine di un’epoca e l’inizio di un altro.

D’altronde il relativo disimpegno degli USA spalanca le porte a un protagonismo delle vecchie potenze europee, Francia, Inghilterra, assieme alla Russia, che sembra un ritorno al passato, a un ritorno al mondo multipolare precedente la Guerra Fredda. Che Italia e Germania invece si oppongano richiamandosi all’ONU e rimanendo più allineati agli USA è anche comprensibile guardando la spesa per la difesa in Europa, in cui le due vecchie potenze coloniali superano tutti gli altri:

attacchi terroristici , mappa Europa con spesa per la difesa sul PIL

In ogni caso ormai l’11 settembre lo ha insegnato, il PIL americano ha seguito le congiunture dell’economia mondiale dopo il 2001, molto più ha potuto lo scoppio della bolla della new economy di Bin Laden, e i danni materiali sono rimpiazzabili, e anzi la ricostruzione genera spesso domanda molto positiva per l’economia, solo una enorme perdita di capitale umano sarebbe dannosa, ma quello che non viene troppo spesso ricordato è che morire in un attentato terroristico è molto più improbabile che morire per un incidente aereo o ancor più automobilistico, oltre che per malattia, come si vede dai dati sulla mortalità e la probabilità che la propria vita finisca per le seguenti cause

Collasso cardiaco 1 su 4
Cancro 1 su 7
Polmonite 1 su 57
Incidente automobilistico 1 su 88
Omicidio criminale 1 su 240
Incidente d’aereo 1 su 40 mila
Terrorismo 1 su 69 mila
Incidente di treno 1 su 920 mila

Ricordiamocene quando pensiamo alla sensazione di insicurezza, di paura, e le conseguenze di queste sull’economia.

L'autore: Gianni Balduzzi

Editorialista di Termometro Politico, esperto e appassionato di economia, cattolico- liberale, da sempre appassionato di politica ma senza mai prenderla troppo seriamente. "Mai troppo zelo", diceva il grande Talleyrand. Su Twitter è @Iannis2003
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