Libia: l’Isis sta formando un “esercito di poveri”

Pubblicato il 2 Febbraio 2016 alle 13:21 Autore: Guglielmo Sano
libia, intervento libia, isis libia, italia isis

Libia: stando a quanto affermato dai servizi segreti nordafricani, lo Stato Islamico sta costruendo un vero e proprio “esercito” grazie alla povertà dei paesi subsahariani. In pratica, riferisce l’intelligence libica, l’Isis ha dato il via a una massiccia campagna di reclutamento tra i cittadini dei vicini Ciad, Mali e Sudan: per andare a gonfiare i ranghi jihadisti vengono offerti anche mille dollari di stipendio (in questi paesi si guadagna più o meno un dollaro al giorno). I nuovi combattenti arrivano attraverso gli itinerari utilizzati per il traffico di migranti; l’intelligence libica si è detta impotente nel contrasto del fenomeno.

Libia: l’Isis sta formando un “esercito di poveri”

Anche Gheddafi, durante le rivolte che poi portarono alla sua caduta, aveva ingaggiato migliaia di mercenari provenienti dai paesi circostanti. Dopo 5 anni, a Sirte, città natale del colonnello e attualmente roccaforte africana dell’Isis, sono apparsi nuovamente dei combattenti di colore, stavolta, al fianco dei siriani e degli iracheni arrivati a dare manforte all’esercito del Califfato. Si stima che siano 2-3mila in tutto le forze dell’esercito islamista, all’incirca il 70% di essi – dicono da Misurata – è formata da “non-libici”. La maggior parte è tunisina – hanno riferito i vertici dei servizi segreti militari al Telegraph – poi, oltre a egiziani e sudanesi, vi è una forte componente di persone provenienti dalla cintura dei paesi subsahariani che va dal Ciad alla Nigeria, inoltre, alcuni vengono dall’Algeria e dai paesi del Golfo.

libia isis

Le forze di sicurezza libiche non sono pronte per affrontare la situazione: a maggior ragione, considerando la porosità delle frontiere e il mancato controllo di vaste aree del paese. La gravità crescente della situazione è nota anche al governo libico che sembra sempre più propenso ad autorizzare un’intervento militare occidentale, nonostante stia ancora valutando l’impatto politico che sicuramente avranno i “boots on the ground”. Nel frattempo, dal Pentagono e Downing Street è stato offerto un piano che prevede lo schieramento di un migliaio di truppe britanniche e circa 5mila soldati italiani con compiti di addestramento.

L'autore: Guglielmo Sano

Nato nel 1989 a Palermo, si laurea in Filosofia della conoscenza e della comunicazione per poi proseguire i suoi studi in Scienze filosofiche a Bologna. Giornalista pubblicista dal 2018 (Odg Sicilia), si occupa principalmente di politica e attualità
Tutti gli articoli di Guglielmo Sano →