Stati Uniti, addio Afghanistan: “Abbiamo decimato Al Qaeda”

Pubblicato il 26 Maggio 2014 alle 14:30 Autore: Giacomo Morabito

Il Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, si è recato a sorpresa presso la base militare di Bagram, in Afghanistan, per incontrare le truppe statunitensi alla vigilia del Memorial Day. Il Memorial Day è il giorno in cui negli Stati Uniti si rende omaggio e si commemorano i soldati caduti di tutte le guerre e, proprio durante il conflitto in Afghanistan, già oltre 2300 soldati sono stati uccisi in azioni ostili mentre altri 19650 sono stati feriti in azione.

“La nostra missione in Afghanistan è compiuta”, così ha dichiarato Obama annunciando che entro la fine di quest’anno la guerra degli Stati Uniti in Afghanistan sarà finita, e in “modo responsabile”. Dopo il 2014, i militari statunitensi si limiteranno ad avere soltanto un ruolo di sostegno e cooperazione, mentre nel 2016 avverrà il ritiro totale che era già previsto per la fine di quest’anno.

obama karzai

Davanti alle truppe, Obama ha rivendicato il successo raggiunto nonostante tutte le difficoltà affrontate: “Abbiamo decimato Al Qaeda ed eliminato Osama bin Laden. E nonostante le minacce dei talebani, milioni di afghani si sono recati alle urne, hanno votato”, ha aggiunto il Presidente statunitense. Inoltre, Obama ha promesso che gli Stati Uniti non lasceranno gli afghani da soli, ma continueranno a sostenere l’Afghanistan, con missioni per la sicurezza, la fornitura di equipaggiamenti e la formazione dei soldati e delle forze di sicurezza.

Durante la sua visita, durata appena quattro ore, Obama ha visitato anche i soldati statunitensi feriti, mentre non si è svolto alcun incontro con l’attuale Presidente afghano, Hamid Karzai. Infatti, Karzai ha respinto l’invito dell’amministrazione statunitense rinunciando quindi a incontrare lo stesso Presidente statunitense. Accusato dai suoi avversari politici (e non solo) di aver attuato una politica estera inadeguata, Obama si appresta mercoledì a pronunciare uno dei discorsi più importanti di politica estera del suo secondo mandato, rispondendo a chi l’ha finora accusato di mancanza di leadership.