Siria: Iran, Arabia Saudita e le sorti del conflitto

Pubblicato il 10 Febbraio 2016 alle 12:54 Autore: Redazione
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Siria: la guerra non sembra volgere al termine e lo stop dei dialoghi di pace a Ginevra non dà certo segnali positivi. Il rischio è che lo scontro si allarghi in tutto il Medio Oriente specialmente con l’ingresso nel conflitto di Iran e Arabia Saudita, emblemi del conflitto tra sciiti e sunniti.

Siria: le fazioni in campo

La famiglia Assad, al potere da più di mezzo secolo, fa parte degli alauiti, un gruppo religioso sciita. Per questo motivo il regime siriano può contare sul supporto dell’Iran, aiutato dai siriani negli anni Ottanta nell’espansione del proprio potere. I ribelli invece sono sunniti, sono la maggioranza della popolazione siriana e godono dell’appoggio dell’Arabia Saudita.

Tra gli anni ’70 e ’80 l’Iran si trasformò in una teocrazia islamica e la monarchia degli al Saud in Arabia Saudita consegnò ingenti capitali di denaro e potere al clero sunnita. Questo ha fatto sì che l’Iran nel corso del tempo abbia creato un grandissimo potenziale militare ed economico e una gioventù altamente istruita a maggioranza femminile. In Arabia Saudita invece, pur con un’industria bellica altamente sviluppata, non esiste un esercito nutrito e a causa di una monarchia anacronistica e obsoleta non si è sviluppata tra la popolazione una coscienza politica.

Siria: gli interessi in gioco

L’Iran è un paese in forte ascesa che sicuramente conterà molto sulla fine delle sanzioni. Politicamente è più instabile dell’Arabia Saudita che può vantare l’appoggio della maggioranza sunnita in Medio Oriente e una classe politica saldamente radicata. Proprio per questo motivo, l’Iran non cederà tanto facilmente la possibilità presentata dal conflitto siriano del dominio sul Medio Oriente.

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Non sembrano essere le bombe di Putin a fare la differenza, e l’esercito russo rischia di trovarsi solo e circondato in un conflitto di cui forse non conosce veramente i protagonisti e i confini.

Siria: gli spettatori occidentali

La Germania si dice “inorridita”, la Francia cerca di placare gli animi, gli Stati Uniti guardano da lontano, anche se ci sono dubbi a riguardo. Rim Turkmani, attivista siriana ha infatti affermato: “Qui le persone pensano che i bombardamenti russi stiano avvenendo col benestare degli Stati Uniti quindi si sentono traditi e questo è un’enorme problema. I Russi potrebbero fare tutto questo se gli Stati Uniti non fossero d’accordo? C’è un profondo senso di perdita e di abbandono”.

Ma la verità è che allo stato attuale delle cose, fare previsioni sull’esito del conflitto è quasi impossibile. I colloqui di Ginevra riprenderanno tra due settimane, ma non è detto che si riesca a raggiungere un accordo concreto al tavolo delle trattative ora che gli interessi in gioco sono davvero tanti.

Federica Albano

L'autore: Redazione

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