Cosa viene contestato al capo ufficio stampa della Camera Stefano Menichini

Pubblicato il 12 Febbraio 2016 alle 11:10 Autore: Giuseppe Spadaro
Partito Democratico, Matteo Renzi, foto dell'ex direttore di Europa Stefano Menichini

L’ex direttore del quotidiano Europa Stefano Menichini è il nuovo ufficio stampa della Camera: prende il posto di Anna Masera che torna a collaborare con La Stampa. Il suo nome, come responsabile della comunicazione che coordinerà gli uffici di Laura Boldrini, circolava da tempo. Proprio la comunicazione è stata nei mesi scorsi oggetto dei contrasti tra Laura Boldrini ed uno dei suo vice, Roberto Giachetti, dimessosi dalla carica di presidente del Comitato per la comunicazione e l’informazione esterna di Montecitorio. Di recente lo stesso Stefano Menichini è diventato consulente del Ministero delle Infrastrutture nelle mani di Graziano Delrio e anche in quell’occasione non sono mancate le polemiche sulla sua nomina.

Alla selezione hanno partecipato ben 270 giornalisti: 12 coloro che hanno avuto accesso all’ultima fase della selezione. Secondo la ricostruzione fornita dal Fatto Quotidiano la scelta finale sarebbe stata contraddistinta per la competenza e la professionalità del prescelto. La proposta avanzata da Boldrini è stata approvata a larga maggioranza dai membri presenti del’ufficio di presidenza (numerosi gli assenti). Solo due le astensioni: Claudia Mannino (unica rappresentante presente del M5s) e Gregorio Fontana (unico presente di Forza Italia).

Gli auguri di buon lavoro di Laura Boldrini

M5S Camera all’attacco: occupazione potere

“Complimenti a Renzi e a Sensi che, con la complicità totale della presidente della Camera, Laura Boldrini, hanno piazzato l’ennesimo colpo – si legge in una nota del gruppo M5S alla Camera – sulla via dell’occupazione totale di tutti i posti strategici per il controllo del potere e della comunicazione: la nomina di Stefano Menichini è a dir poco vergognosa e un’offesa ai giornalisti che hanno concorso ben più titolati di lui. Ancora oggi il Parlamento ha reso un servizio al governo e a Renzi in prima persona. Avevamo chiesto di selezionare una figura al di sopra delle parti e invece la Boldrini ha abdicato a favore del Partito democratico nominando quello che è stato il direttore di ‘Europa’, testata ufficiale della Margherita prima, e del Pd poi, che ha drenato enormi quantità di denari pubblici, e nella cui struttura figurava anche quel Filippo Sensi, col ruolo di vicedirettore, che oggi dirige le manovre comunicative di Renzi e Palazzo Chigi. Boldrini ha dimenticato di essere la presidente della Camera e si è fatta longa manus del governo. Questa scelta oltre a essere politicamente connotabile, porterà ulteriori critiche verso questa istituzione che la presidente dice di voler difendere e valorizzare”.

L’annuncio del giornalista su Facebook

Partito Democratico, Matteo Renzi, foto dell'ex direttore di Europa Stefano Menichini con una copia del quotidiano tra le mani

In queste ultime ore si è verificato un cambiamento importante, nella mia attività professionale.
Ho partecipato alla selezione indetta dalla Camera dei Deputati per individuare il nuovo capo ufficio stampa e responsabile della comunicazione, dopo due anni di eccezionale attività di Anna Masera. Ho presentato il mio curriculum, ho superato una prima selezione, sono stato ascoltato dall’Ufficio di presidenza nella serata di martedì insieme a undici altri bravissimi colleghi. Oggi alle 15 lo stesso Ufficio di presidenza, su proposta della Presidente Laura Boldrini, ha deciso di assegnarmi l’incarico. Tutti favorevoli, alcuni assenti, astenuti i due membri presenti del Movimento 5 Stelle e di Forza Italia. Nei prossimi giorni prenderò servizio.
Sono molto emozionato, molto orgoglioso, molto onorato per la fiducia che mi è stata accordata, molto grato per i tanti auguri che mi sono giunti per ogni via, privatamente e sui social network.
Sono anche molto intimidito, nonostante io non sia proprio uno di primo pelo, di fronte alla responsabilità che mi aspetta, all’interno e per conto di una grande istituzione che è la vera Casa della democrazia degli italiani.
Quel che mi preme scrivere qui l’ho già detto, in conclusione dell’audizione, all’Ufficio di presidenza della Camera.
Non è solo un cambiamento di lavoro che mi aspetta.
È un vero passaggio di stato.
Perché per tutta la mia vita, e in tutti i luoghi dove ho lavorato, sono sempre stato “da una parte”. Mi sono sempre occupato di giornalismo, o di comunicazione, in posizioni nelle quali mi riconoscevo per convinzioni ideali e politiche. Una bella fortuna, che rivendico: il giornalismo d’opinione è un condimento del dibattito pubblico, non ce n’è mai troppo. Ho cercato di lavorare senza settarismo, anche quando c’era da battersi: ma questo non devo giudicarlo io, qualcuno la penserà diversamente.
Ora questo lungo periodo (oltre 35 anni) si interrompe. Per me in verità si era già interrotto da diversi mesi: per scelta personale, di osservazioni e valutazioni politiche non ne propongo più da molto prima che si aprisse l’opportunità di un incarico che, come è evidente, ha la terzietà e l’assoluta imparzialità come primi intaccabili requisiti.
Da adesso in avanti l’opinione politica per parte mia si eclissa, lascia il campo al servizio. Ho la speranza di convincere di questo anche coloro che – del tutto comprensibilmente, e l’ho detto ai membri dell’Ufficio di presidenza della Camera – in questo momento non ritengono di potersi fidare fino in fondo.
Insieme all’attività connessa al ruolo rimarrà naturalmente sui social la persona. Perché penso che in queste comunità la credibilità di chiunque dipenda anche dalla disponibilità a presentarsi ed esporsi come individui. E poi perché sarebbe più triste vivere senza incontrare ogni giorno – sulla rete, su Facebook, su Twitter, su Instagram – tutte le persone che in questi anni vi ho conosciuto e con le quali si è comunque stabilita una relazione autentica, molto più che virtuale.
Dunque, a domani.

Feroci critiche di Andrea Scanzi contro Menichini

Un grande applauso, l’ennesimo, a Madama Boldrini. Come capo dell’ufficio stampa della Camera dei Deputati ha “scelto” la persona giusta: Stefano The Man Menichini. E’ davvero una decisione illuminata: brava Laura. Menichini ha tutte le carte in regola. Mai sopra le righe e sempre obiettivo, di lui si ricordano tante cose: cioè nessuna. E’ un grandissimo giornalista. E’ riuscito a portare eroicamente al fallimento un giornale, Europa, sebbene beneficiasse di 30 milioni di euro di fondi pubblici per l’editoria. Di quello stesso giornale, famoso (poco) per avere più pagine che lettori, era vicedirettore tal Filippo Sensi, oggi a capo della propaganda jovanottian-ferreo-cazzara renziana e generosamente definito (credo da se stesso) “il Richelieu di Renzi”. Menichini fu particolarmente encomiabile nell’inveire a Otto e mezzo contro Stefano Rodotà, sudando peraltro più di Zidane ai Mondiali del 2006: evidentemente il buon Stefano riteneva il giurista troppo onesto, libero e intelligente. Tutte qualità di cui Menichini, non frequentandole granché, diffida assai. Il rutilante Stefano ha sempre avuto stipendi da favola, giusto premio per la sua efficacia come indefesso sabotatore di vendite. Dotato del carisma dei frassini smarriti e cresciuto al Manifesto, palestra che ha regalato grandi firme ma anche iatture vere, Menichini era già riuscito ad accasarsi come esperto (ohibò) della Comunicazione istituzionale al ministero dei Trasporti (ovvero Delrio). Per il nuovo incarico percepirà 120 mila euro in tre anni, più di 3 mila euro al mese: non male, ma comunque meno dei 5 mila euro mensili che intascava come direttore di Europa. Peccato. Fedelissimo di Re Giorgio e mai intaccato da guizzi apprezzabili di originalità o genio, The Man è stato “scelto” da Madama Boldrini per la squisita conoscenza del Parlamento e – ancor più – per la conclamata imparzialità. Come darle torto: soltanto due anni fa, su Twitter, quello stesso Menichini scriveva a proposito del Movimento 5 Stelle: “Marmaglia da piegare ed espellere dalla scena politica. Con metodi civili ma decisi”. Parole sature di buon senso, democrazia e lucidità. Che dire? E’ davvero l’uomo giusto. Del resto, si sa: applaudi oggi e applaudi domani, prima o poi un lavoro lo trovi sempre. Good Luck, The Man. Sei tutti noi: non deluderci.

L'autore: Giuseppe Spadaro

Direttore Responsabile di Termometro Politico. Iscritto all'Ordine dei Giornalisti (Tessera n. 149305) Nato a Barletta, mi sono laureato in Comunicazione Politica e Sociale presso l'Università degli Studi di Milano. Da sempre interessato ai temi sociali e politici ho trasformato la mia passione per la scrittura (e la lettura) nel mio mestiere che coltivo insieme all'amore per il mare e alla musica.
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