Perché applaudiamo? Origini (e misteri) dello sbattere le mani

Pubblicato il 20 Aprile 2016 alle 09:26 Autore: Antonio Scafati
perché applaudiamo? origini e misteri

Perché applaudiamo? Origini (e misteri) dello sbattere le mani

Il concerto è finito, tutti in piedi, scattano gli applausi. Avete familiarità con questa immagine? Sicuramente. Che si tratti di un film, un discorso o una rappresentazione teatrale, è così che manifestiamo approvazione: sbattendo le mani l’una contro l’altra. Ma perché applaudiamo?

Un po’ come il sonno, anche il gesto di applaudire è ancora oggetto di studi: la nostra conoscenza dell’argomento non è così vasta da dare risposta a tutte le domande. Perché non facciamo rumore in un altro modo, ad esempio?

Anzitutto, bisogna ammettere che applaudire funziona bene. È pratico, sufficientemente rumoroso e può essere fatto per periodi prolungati. Usare la voce può produrre risultati migliori sulla breve distanza, ma alla lunga richiede un consumo d’energia superiore.

Perché applaudiamo? E quando abbiamo cominciato a farlo?

Desmond John Morris, noto etologo e zoologo inglese autore di diversi libri di sociobiologia umana, sostiene che quando applaudiamo una persona “in effetti gli stiamo dando una pacca sulla spalla a distanza”. Secondo una ricerca condotta da alcuni ricercatori dell’università di Uppsala in Svezia, invece, applaudire è anzitutto un fatto sociale: ci uniamo agli applausi come vittime di un contagio. Cominciamo ad applaudire quando qualcuno applaude e smettiamo di farlo quando qualcuno smette di farlo: il contesto in sostanza incide sull’inizio e sulla lunghezza di un applauso più del reale apprezzamento per quel che si è visto o ascoltato.

Perché applaudiamo?

Immagine – Credits: Evan-Amos

Dare risposta alla domanda sul perché applaudiamo non è semplice. Alcuni ricercatori ritengono che l’applauso nasca nella preistoria e che già allora venisse utilizzato per esprimere approvazione: è probabile che si sia sviluppato con lo svilupparsi delle interazioni umane.

Sappiamo che si tratta di un gesto consolidato nel nostro modo di fare e che ha qualcosa di istintivo: dopo qualche mese ai bambini viene naturale, ad esempio, come tappa nel processo di comprensione del proprio corpo.

Il messaggio veicolato dal gesto dell’applauso è compreso a tutte le latitudini, segno che si tratta di un fenomeno che travalica le radici culturali. Anche diversi primati sbattono le mani, ma farlo in segno di gioia o approvazione è qualcosa di strettamente umano.

Il perché applaudiamo e quando abbiamo cominciato a farlo è ancora oggetto di studi. Di sicuro lo facciamo da un sacco di tempo, ma è impossibile indicare chiaramente la data di nascita di questo gesto. Nell’antica Roma applaudire era un modo per manifestare approvazione: lo era in teatro ma anche in politica. “Si può quasi pensare che fosse una sorta di antico sondaggio” ha spiegato al The Atlantic Greg Aldrete, docente di storia all’Università del Wisconsin. Probabilmente c’erano anche più modi di applaudire, così da veicolare messaggi diversi.

La tradizione vuole che le ultime parole dell’imperatore Augusto siano state più o meno queste: “Se sono stato un buon attore, concedetemi il vostro applauso e congedatemi con gioia”.

L'autore: Antonio Scafati

Antonio Scafati è nato a Roma nel 1984. Dopo la gavetta presso alcune testate locali è approdato alla redazione Tg di RomaUno tv, la più importante emittente televisiva privata del Lazio, dove è rimasto per due anni e mezzo. Si è occupato per anni di paesi scandinavi: ha firmato articoli su diverse testate tra cui Area, L’Occidentale, Lettera43. È autore di “Rugby per non frequentanti”, guida multimediale edita da Il Menocchio. Ha coordinato la redazione Esteri di TermometroPolitico fino al dicembre 2014. Follow @antonio_scafati
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