La “luna di miele” di Renzi è davvero finita?

Pubblicato il 10 Giugno 2016 alle 22:09 Autore: Giacomo Salvini
sondaggi elettorali, matteo renzi

La luna di miele di Renzi è finita. Questo il refrain circolato nelle ultime ore dopo il voto di domenica scorsa che ha visto il Pd uscire piuttosto malconcio dalla contesa. Ieri poi sono arrivati anche i primi fischi da parte della platea di Confcommercio, segno secondo molti di una montante e inedita ostilità nei confronti del Presidente del Consiglio. “Io ho preso i fischi dal primo giorno e continuerò a prenderli, mettendo la faccia ovunque – ha replicato il premier in un’ intervista pubblicata stamani dal Corriere della Sera – il 2015 è stato un lungo elenco di fischi dal Jobs act, con la Fiom in tutti i miei eventi a contestare, fino alle proteste dei professori. Non è una novità”.

Renzi, le amministrative e il “lanciafiamme”

Renzi ha ragione: tutte le riforme del governo – dal jobs act alla responsabilità civile dei magistrati, dall’abolizione dell’Imu alla legge elettorale passando per le unioni civili, la riforma del Senato e quella della Pubblica amministrazione – non hanno mai o quasi mai ricevuto il consenso unanime della pubblica opinione. Ed è anche normale che sia così, verrebbe da dire. Per governare, qualcuno si deve pur scontentare. Ma poi ci sono i voti. Quelli reali. E qui la faccenda per il premier (e per il Pd) si fa più scivolosa: rispetto alle comunali del 2011 il Partito Democratico ha perso 200 mila voti ed è stato doppiato dai 5 stelle a Roma e sorpassato a Torino. Nonostante Renzi continui a ripetere – lo ha fatto anche stamani – che il voto di domenica scorsa non ha nulla a che fare con il governo nazionale, la figura del premier ancora legata al 40,8% delle europee 2014, è uscita profondamente ridimensionata dalla sfida delle amministrative. E il Presidente del Consiglio lo sa, tanto che ha già annunciato un intervento con il “lanciafiamme” dentro il partito dopo i ballottaggi del 19 giugno.

le riforme di renzi al governo

Il futuro di Renzi tra immigrazione e crescita economica

Inoltre molti commentatori nei giorni scorsi lo hanno accusato di aver perso quel legame stretto e quasi esasperato con la realtà, che aveva caratterizzato i primi mesi del suo mandato. Renzi non gira più nelle scuole ed è costretto inevitabilmente a ridurre i rapporti quotidiani con i cittadini. Oggi, infatti, molti italiani lo vedono solo come un abilissimo stratega di marketing elettorale che gira l’Italia solo per mettere la faccia sui suoi successi (anche dei governi precedenti, vedi Expo) o per fare campagna per il “Sì” al referendum di ottobre. Ma nel frattempo si assiste ad una sorta di scollamento tra le promesse del premier e un’economia che fa fatica a ripartire, un’emergenza immigrazione che non si vuol vedere e una battaglia, quella del referendum costituzionale, che rischia di spaccare l’Italia in due fazioni contrapposte. E’ su questi tre tavoli che il Presidente del Consiglio si gioca tutto nelle prossime settimane.

Renzi e “l’effetto-saturazione”

Fabio Martini stamani sulla Stampa parla di “effetto-saturazione”, una sorta di insofferenza degli italiani verso “la sua onnipresenza in televisione” e “la sua tendenza ad auto-elogiarsi”. Una prova di questo fenomeno si può trovare nei dati sullo share televisivo quando Renzi viene invitato come ospite. Mercoledì sera era da Lilli Gruber a Otto e Mezzo e la puntata è stata vista da 1 milione e 482 mila italiani (6,23% di share), contro il milione e 665 mila raccolto da Pier Luigi Bersani qualche settimana fa (6,70%) e i quasi due milioni di Alessandro Di Battista la sera prima (7%).

Va detto, però, che Renzi non ha dietro di sé un partito che lo sostiene con convinzione. Le correnti sono un male endemico del Pd e la minoranza tiene il premier costantemente sulle spine su tutti i principali provvedimenti del governo, a partire dal “Sì” al referendum costituzionale di ottobre. Ed è per questo che, oltre al commissariamento del Pd napoletano, il Presidente del Consiglio ha annunciato di voler rivoltare il partito come un calzino. Ma tutto questo avverrà solo dopo i ballottaggi. Prima il premier vuole tentare il ribaltone.

Giacomo Salvini

Twitter @salvini_giacomo

L'autore: Giacomo Salvini

Studente di Scienze Politiche alla Cesare Alfieri di Firenze. 20 anni, nato a Livorno. Mi occupo di politica e tutto ciò che ci gira intorno. Collaboro con Termometro Politico dal 2013. Su Twitter @salvini_giacomo
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