Elezioni Spagna 2016: ecco cosa succede se permane lo stallo

Pubblicato il 25 Giugno 2016 alle 19:59 Autore: Emanuele Vena
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Elezioni Spagna 2016: ecco cosa succede se permane lo stallo

Domenica 26 giugno la Spagna torna al voto, per risolvere lo stallo politico conseguito al risultato delle elezioni dello scorso dicembre, che ha visto la nascita ufficiale di un sistema quadripartitico – in luogo del bipartitismo che ha caratterizzato il Paese per circa 40 anni, dopo la fine del regime franchista – e l’impossibilità di formare un governo omogeneo in grado di ottenere la fiducia del Parlamento.

Il responso delle urne del 23 dicembre ha infatti visto l’entrata nell’agone politico nazionale di nuovi partiti come Podemos e Ciudadanos (C’s), che hanno assunto un ruolo da protagonisti, affiancando formazioni tradizionali come il Partito Popolare (PP) e il Partito Socialista (PSOE) e, conseguentemente, erodendone quel consenso che ha permesso per lungo tempo la formazione di governi monocolore (o comunque di maggioranza).

Elezioni Spagna 2016: ecco cosa succede se permane lo stallo

Come già detto, l’affermazione di partiti come C’s e Podemos, ha eroso le preferenze – e, di conseguenza, i seggi – del binomio PP-PSOE. Nello specifico, a dicembre i due tradizionali partiti hanno conquistato “solamente” il 60% dei seggi della Camera, un vero e proprio crollo rispetto al 2011 e, in generale, rispetto ad una consuetudine che andava avanti dal 1977.

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Tuttavia, oltre a erodere il consenso del tradizionale asse bipartitico, la crescita delle due nuove formazioni ha anche svuotato il “potere di ricatto” delle altre piccole formazioni (nazionali ma soprattutto regionali e/o indipendentiste, favorite da una legge elettorale sì proporzionale ma con circoscrizioni plurinominali che premiano partiti in grado di avere una buona concentrazione locale). Infatti, i 109 seggi conquistati a dicembre da C’s e da Podemos – ivi comprendendo le alleanze locali stipulate da quest’ultima – portano il totale (comprendente anche i seggi di PP e PSOE) a 322, ovvero il 92% del totale della Camera.

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Ciò ha reso impossibile per i due partiti tradizionali aggirare l’ostacolo rappresentato dai due nuovi protagonisti, appoggiandosi sulle piccole formazioni. L’alto livello di conflittualità tra i 4 principali partiti ha fatto il resto, impedendo una qualsiasi sintesi politica in grado di ottenere la fiducia del Parlamento, sia come maggioranza assoluta sia come esecutivo di minoranza.

Elezioni Spagna 2016: 5 scenari per risolvere lo stallo

I sondaggi susseguitisi negli ultimi mesi – nonostante la novità rappresentata dall’asse tra Podemos ed Izquierda Unida (IU), che uniti potrebbero operare il sorpasso a sinistra al PSOE – sembrano prefigurare una situazione sostanzialmente invariata rispetto al verdetto dello scorso dicembre, confermando così l’impossibilità di costituire un qualsiasi esecutivo di maggioranza monocolore. In tal caso, cosa potrebbe succedere? Abbiamo ipotizzato 5 diversi scenari.

 

– Scenario 1: stallo risolto da una maggioranza di centrosinistra

Il PSOE e l’asse Podemos-IU potrebbero trovare un accordo ed avere i numeri sufficienti per dare vita ad un esecutivo di centrosinistra. In realtà, l’ipotesi non è facilitata dai rapporti burrascosi tra il partito di Pedro Sanchez e la formazione guidata da Pablo Iglesias, particolarmente incrinatisi durante le infruttuose trattative succedutesi negli ultimi mesi per la creazione di un governo che potesse scongiurare il ritorno alle urne. L’ipotesi di un sorpasso di Podemos-IU ai danni del PSOE potrebbe porre Iglesias in una posizione di forza, rendendosi al tempo stesso più “accomodante” verso Sanchez per la creazione di un esecutivo di coalizione. Tuttavia, ciò richiederebbe l’assenso dell’area socialista più moderata, che potrebbe invece spingere verso soluzioni alternative (vedasi scenario 3).

– Scenario 2: stallo risolto da una maggioranza di centrodestra

Il PP e Ciudadanos – formazione anti-establishment di centro, fautrice di un liberalismo sociale che strizza l’occhio sia al progressismo che a destra – potrebbero formare un esecutivo di impronta moderata-conservatrice. Tuttavia, un tale scenario richiederebbe l’accettazione da parte del PP di una richiesta di discontinuità avanzata dal partito di Albert Rivera, rappresentata da un passo indietro da parte di Mariano Rajoy, leader popolare nonché premier uscente.

In realtà, stando ai sondaggi, anche un asse PP-C’s potrebbe avere difficoltà a centrare il “numero magico”, ovvero a conquistare i 176 seggi necessari per la costituzione di un esecutivo di maggioranza.

– Scenario 3: stallo risolto da una grande coalizione

La soluzione al fallimento di uno dei primi due scenari potrebbe essere quella che – sulla carta – pare la più scontata, ovvero un esecutivo di grande coalizione, che metta insieme i due partiti storici (e magari altre formazioni moderate, come la stessa C’s).

In realtà, l’equazione non è semplice come sembra. A dimostrarlo è il fallimento delle trattative degli ultimi mesi, nonostante numeri che – sempre sulla carta – rendevano l’accordo assolutamente plausibile, in virtù dei 213 seggi conquistati complessivamente da PP e PSOE alle ultime elezioni. Ad ammorbidire gli attriti potrebbe però essere – come già anticipato – l’ala moderata del PSOE, che potrebbe preferire un esecutivo di grande coalizione ad un accordo di sinistra con Podemos-IU da posizioni di minoranza.

– Scenario 4: stallo risolto da un governo di minoranza

Questa ipotesi rappresenta l’extrema ratio per evitare l’ennesimo ritorno alle urne. In tal caso, i partiti potrebbero accordarsi per garantire il via libera ad un esecutivo di maggioranza “relativa”, ovvero un governo di minoranza formato da partiti – o dal singolo partito, in caso di ipotesi (remota) di esecutivo di minoranza monocolore – in grado di raccogliere il maggior numero possibile di seggi e avvicinare (ma non raggiungere) quota 176.

In questo scenario, i partiti di opposizione si limiterebbero ad una sorta di desistenza in sede di formazione del governo – soluzione prevista dall’art. 99 della Costituzione spagnola che, in caso di mancato raggiungimento della maggioranza assoluta al primo voto, richiede la maggioranza semplice in una seconda votazione da effettuarsi entro le 48 ore successive alla prima – non votando esplicitamente la sfiducia e permettendone così la nascita. Il che però ovviamente non risolverebbe tutti i problemi, rendendo necessaria una continua negoziazione del programma di governo durante tutta la legislatura, per renderlo “digeribile” all’esame del Parlamento.

– Scenario 5: stallo non risolto e nuove elezioni

L’ultimo scenario – il più drammatico – rappresenterebbe ovviamente la certificazione del fallimento di qualsiasi trattativa e dell’incapacità di risolvere la conflittualità ed eterogeneità delle proposte politiche in campo. Un’eventualità difficile da escludere, perché anche se potrebbero esserci forti pressioni – provenienti dall’interno ma anche dall’esterno, a partire da una Unione Europea già particolarmente in difficoltà, dopo il voto sulla Brexit e le sue conseguenze – per evitare un nuovo ricorso alle urne, la situazione è così fluida da non poter dare nulla per scontato. Ciò che è certo è che, in caso di ulteriore fallimento, toccherebbe nuovamente ai cittadini l’incombenza di esprimere un voto “utile”, per trarre d’impaccio i partiti e ridare alla Spagna l’auspicata governabilità.

 

L'autore: Emanuele Vena

Lucano, classe ’84, laureato in Relazioni Internazionali presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Bologna e specializzato in Politica Internazionale e Diplomazia presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Padova. Appassionato di storia, politica e giornalismo, trascorre il tempo libero percuotendo amabilmente la sua batteria. Collabora con il Termometro Politico dal 2013. Durante il 2015 è stato anche redattore di politica estera presso IBTimes Italia. Su Twitter è @EmanueleVena
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