Brexit, i peggiori crolli di borsa dal 1987 a oggi

Pubblicato il 27 Giugno 2016 alle 09:38 Autore: Alessandro De Luca

Il venerdì della Brexit sarà ricordato in futuro anche come il black Friday delle borse europee. Nel giorno in cui il Regno Unito ha scelto di uscire dall’Unione Europea, infatti, le principali piazze del Vecchio Continente sono calate a picco, bruciando ben 637 miliardi di euro.

Un crollo, quello di venerdì, molto simile a quelli che, negli ultimi trent’anni, hanno accompagnato alcuni dei principali eventi economici, attentati terroristici o calamità naturali. A riportare gli altri cinque peggiori crolli della borsa dal 1987 ad oggi ci ha pensato il Corriere della Sera, con una scheda curata pubblicata sul sito del quotidiano di via Solferino.

Dal Black Monday alle Torri Gemelle sino alla Lehman Brother: gli ultimi tre peggiori crolli della borsa di Wall Street

Tre delle cinque peggiori giornate negative in borsa hanno riguardato gli Stati Uniti d’America, dove come reazione alla Brexit, i due principali listini di Wall Street, il Dow Jones e il Nasdaq, hanno lasciato sul terreno rispettivamente il -3,39% e il -4,12%. Poco se rapportato alle perdite registrate in altre occasioni.

Dopo il giovedì nero del 1929, che portò alla Grande Depressione, un crollo “traumatico” avvenne durante il cosiddetto Black Monday. Era lunedì 17 ottobre 1987, quando scoppiò una bolla che venne alimentata dalla paura dei piccoli risparmiatori, comportando una serie di vendite a catena. Il tutto cominciò dall’Hang Seng, la borsa di Hong Kong, ma fu Wall Street a perdere maggiore terreno rispetto a tutti gli altri listini: alla fine delle contrattazioni, infatti, New York fece registrare un -22,6%.

 

Il panic selling, poi, tornò a bussare alle porte della borsa americana quattordici anni più tardi, dopo l’attentato alle Torri Gemelle e al Pentagono dell’11 settembre 2001. Nella settimana successiva alle stragi, il Dow Jones perse complessivamente il 30%, passando da 11.723 a 8.236 punti. Quindi, in tempi più recenti, ad agitare la borsa di New York è stato il fallimento della Lehman Brothers, il 17 settembre del 2008. Con l’inizio del ribasso, infatti, il listino americano lasciò il 9% nella seduta del successivo 15 ottobre.

Prima di Brexit, Milano fu maglia nera nel novembre 2011

Passando in Europa, fu sempre la crisi economica a segnare una delle peggiori giornate per il Vecchio Continente. Nel contesto della crisi del debito pubblico e della continua crescita dello spread, Milano arrivò a lasciare, il 1° novembre 2011, il 6,8%. L’ultima delle giornate nere per il nostro Ftse Mib, prima di quella di venerdì, quando il listino italiano ha lasciato sul terreno il 12,48%, seguita dal Cac 40 di Parigi (-8,40%), il Dax 30 di Francoforte (-6,82%) e il Nikkei di Tokyo, che ha perso il 7,92%.

Con il disastro nucleare di Fukushima Tokyo perse il 17,5%

Dove non è arrivata la crisi economica, ad agitare la finanza è stata la natura. L’11 marzo 2011, infatti, il Giappone fu vittima di un maremoto che, spazzando via la costa sull’Oceano Pacifico dell’isola di Honsu, provocò gravissimi danni alla centrale nucleare di Fukushima.

Ai danni causati dal cataclisma e dalle radiazioni si aggiunsero le perdite dell’indice Nikkei di Tokyo, che venne tamponato solamente con una iniezione straordinaria di liquidità da parte della Banca centrale giapponese.

 

L'autore: Alessandro De Luca

Classe 1990. Laureato in Scienze politiche (indirizzo Scienze di governo e della Comunicazione Pubblica) alla Luiss Guido Carli di Roma. Giornalismo e politica, le mie passioni da sempre. Collabora con Termometro Politico da maggio 2014. Attualmente è membro di Giunta dell'Associazione Luca Coscioni.
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