Brexit e Italia: il centrodestra non è unito (per ora)

Pubblicato il 28 Giugno 2016 alle 12:53 Autore: Redazione
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Brexit e Italia: il centrodestra non è unito (per ora)

Il centrodestra italiano prova a ricompattarsi, e lo fa sfruttando l’onda emotiva suscitata dal voto sulla Brexit. L’uscita di scena dei britannici dalla comunità europea (alla quale è seguita anche quella dall’Europa calcistica, per alcuni altrettanto dolorosa) galvanizza i leader di Lega Nord e Fratelli d’Italia, che ritornano all’attacco della burocrazia europea e rincarano la dose sul premier Matteo Renzi.

Matteo Salvini non ha nascosto la sua grande soddisfazione per il risultato del referendum di oltremanica e annuncia l’avvio di una campagna per la raccolta firme necessarie alla proposta, anche in Italia, di una consultazione popolare sulla permanenza del Belpaese nell’Ue.

L’ostacolo principale all’iniziativa salviniana è di carattere costituzionale, e rimane comunque difficile da superare. La nostra Carta infatti non prevede l’opzione referendaria in tema di politica estera, in particolare sui trattati internazionali. Un fatto che non sembra frenare il segretario leghista, che trova una sponda in Giorgia Meloni critica nei confronti di Merkel, Hollande, e Renzi, nonché di Juncker da cui si aspetta le dimissioni.

Brexit e Italia: sul referendum il centrodestra non è unito (per ora)

La reunion del centrodestra, che ha avuto come prova generale “Il Cantiere” di Salvini inaugurato a Parma, si completa nella giornata di ieri in parlamento con l’approdo, anche se in una posizione meno netta e più cauta, di Forza Italia. Il partito di Silvio Berlusconi, in attesa che il suo capo si rimetta presto dalla convalescenza, appare disorientato sulla linea da seguire, ma non vuole sprecare l’occasione per incalzare il governo. Alla Camera il capogruppo FI Renato Brunetta ha criticato Renzi e la Merkel durante il suo intervento: « Si è persa l’opportunità di valorizzare l’unica cosa che rimane, la sovranità popolare espressa dal Parlamento. Non è con pochi minuti che si risponde al momento drammatico che viviamo. I popoli si esprimono e i Parlamenti tacciono». Per concludere: «La Germania non può più costruire la propria crescita economica sull’infelicità degli altri».

Andrea Ficchì

L'autore: Redazione

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