Il Movimento 5 Stelle è davvero contro le lobby?

Pubblicato il 21 Luglio 2016 alle 17:08 Autore: Giacomo Salvini
trilateral di maio

“A me sembra lapalissiano che stiano (i 5 stelle, ndr) applicando il principio della ‘Carota e del bastone’”. E ancora: “Luigi (Di Maio, ndr) però tu vai a cena con la trilaterale e ultimamente stai sempre di più frequentando membri della governance mondiale”. I commenti critici sull’ultima uscita del Movimento 5 Stelle, e in particolare del suo leader in pectore Luigi Di Maio, non mancano. E provengono proprio da elettori che, per usare un eufemismo, non sono proprio ostili al Movimento o comunque non sono esattamente dei troll “renzini” o “piddini”, come usano dire i pentastellati. Sono elettori e cittadini che stamani sulla propria bacheca facebook si sono ritrovati un post di replica dello stesso Di Maio all’articolo uscito sul Corriere della Sera, in cui il vaticanista e notista politico Massimo Franco racconta l’incontro a porte chiuse di ieri tra il vicepresidente della Camera e un centinaio di lobbisti. L’occasione dell’incontro era fornita dalla presentazione di un rapporto della società di lobbying “Fb & Associati” sull’azione parlamentare dei grillini nei primi 3 anni di legislatura. Nulla di male, saranno molti gli incontri di questo tipo a cui il Movimento dovrà partecipare se intende davvero puntare a Palazzo Chigi. Sennonché, questo è solo l’ultimo dei molti meeting a “porte chiuse” tra Di Maio e imprenditori, politici, lobbisti di caratura internazionale. E per un Movimento che predica dall’alba al tramonto la “trasparenza” come valore imprescindibile, tanto da trasmettere in streaming le consultazioni con Bersani e Renzi, questo non è un bel biglietto da visita

Quando Di Maio andò a pranzo con la Trilateral

Aveva fatto molto scalpore nei mesi scorsi la partecipazione di Di Maio al pranzo di lavoro (“Lunch talk”) dell’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (Ispi) del 22 aprile scorso, raccontato una settimana dopo da Stefano Feltri sul Fatto Quotidiano. In quell’occasione, al tavolo – oltre ai membri del Consiglio Ispi, Pirelli, Intesa Sanpaolo, Eni – c’erano anche Paolo Magri e Carlo Secchi, rispettivamente segretario e presidente della Trilateral Italia, il ramo nostrano del think tank fondato nel 1973 da David Rockfeller che tutti gli anni si riunisce per discutere delle vicende economiche e politiche a livello globale. Ironia della sorte, appena due giorni dopo l’incontro, Roberto Fico sul blog di Grillo descriveva la Trilateral come una “organizzazione delle élite economiche” che ha “influito sulle politiche dei Paesi occidentali” portando avanti determinati valori: “compressione dei diritti”, “allentamento dei contrappesi della Costituzione” e riduzione “degli spazi di partecipazione”. “Il Ministro Boschi convocato alla riunione dei potenti non è che il simbolo di un Governo senza autonomia, una misera pedina al servizio di interessi altri, non della volontà popolare” continuava il membro napoletano del direttorio a 5 Stelle evocando la partecipazione del ministro ad una riunione della Commissione. “Tutto questo – scriveva Fico – con il beneplacito di un Presidente della Repubblica che ha accolto serenamente una riunione della quale non ci è dato sapere nulla, perché non c’è uno straccio di giornalista che possa o voglia raccontare nulla. Questa vicenda non può essere chiusa sotto silenzio, utilizzeremo ogni strumento per vederci più chiaro”. A domanda precisa, Di Maio giustificò così la sua presenza a quel pranzo una settimana dopo (ossìa quando la notizia divenne pubblica): “Non c’era la Commissione Trilaterale. L’Ispi è un istituto che si occupa di studi di politica internazionale, e lì c’erano tante persone. In quel pranzo ho parlato della politica estera del Movimento 5 Stelle che è pubblica”.

Il Movimento 5 Stelle e le lobby

Come si può capire, quindi, la linea politica dei 5 stelle nei confronti delle lobby è piuttosto ondivaga. Una cosa è certa: i grillini vorrebbero regolamentare l’attività dei gruppi di interesse ma il ddl degli ex M5S Orellana e Battista al momento è bloccata al Senato. Su tutto il resto, però, si naviga a vista. Basta riprendersi qualche dichiarazione pubblica di esponenti grillini negli ultimi mesi:

Il Pd è schiavo delle lobby d’oro. #Fuorilelobby (Beppe Grillo, 19 dicembre 2013).

Oggi in Senato si vota la sfiducia al Governo dei banchieri e dei petrolieri proposta dal MoVimento 5 Stelle: devono andare a casa perchè fanno solo gli interessi delle lobby (Beppe Grillo, 19 aprile 2016).

Dubito che un governo legato agli istituti bancari privati, e lo abbiamo visto con Banca Etruria, possa istituire una banca pubblica. In Italia c’è un movimento che non è legato alle lobby, il Movimento 5 Stelle, in cui l’unica lobby è il popolo italiano (Luigi Di Maio, 24 maggio 2016).

Insomma, la parola “lobby” è sempre stata vista dai grillini alla stregua di una parolaccia. Nelle ultime settimane, però, si è assistito ad un’inversione di tendenza che sta facendo preoccupare, e non poco, la base degli aficionados grillini. Il vicepresidente della Camera, tra aprile e maggio, ha girato le principali cancellerie europee e sta tessendo una tela di rapporti molto fitta con esponenti di peso a livello imprenditoriale e istituzionale in tutta Europa. Massimo Franco, esperto e scafato vaticanista, fa notare anche il costante avvicinamento del Movimento al Vaticano. Un esempio lampante di questo nuovo rapporto è stato il sorprendente dietrofront di Grillo sulla stepchild adoption prima della votazione finale sul ddl Unioni Civili. E il prossimo 26 luglio Di Maio parteciperà ad un dibattito con il direttore di “Civiltà Cattolica” Antonio Spadaro. L’evento, secondo Franco, avrebbe avuto addirittura il “placet” della Santa Sede. Insomma, dopo la schiacciante vittoria dei 5 stelle alle comunali di giugno, qualcuno ai vertici del Movimento deve aver capito che questo è il momento propizio per farsi conoscere nei salotti che contano presentandosi come forza di governo credibile, anche in vista del referendum di ottobre che potrebbe portare alle dimissioni del governo Renzi in caso di vittoria del “No”.

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Di Maio: non ce l’ho con le lobby, ma vanno regolate

Stamani così, il candidato premier del Movimento 5 Stelle ha dovuto rassicurare i suoi con un post sul proprio profilo facebook: “Ieri sera sono stato volentieri alla loro presentazione dell’elaborato (di Fb & Associati, ndr), rispondendo alle curiosità degli intervistatori. Abbiamo anche discusso di regolamentazione delle lobbies. È dal 2014 che mi batto per un regolamento sui lobbisti alla Camera dei Deputati. Lo faccio ascoltando le associazioni europee che si occupano di trasparenza e le associazioni che si occupano di lobbying”. “Io non ce l’ho con le lobbies – ha concluso il deputato pentastellato – esiste la lobby dei petrolieri e quella degli ambientalisti, quella dei malati di cancro e quella degli inceneritori. Il problema è la politica senza spina dorsale, che si presta sempre alle solite logiche dei potentati economici decotti”. Ma questa tesi non deve aver convinto molti.

Giacomo Salvini

@salvini_giacomo

L'autore: Giacomo Salvini

Studente di Scienze Politiche alla Cesare Alfieri di Firenze. 20 anni, nato a Livorno. Mi occupo di politica e tutto ciò che ci gira intorno. Collaboro con Termometro Politico dal 2013. Su Twitter @salvini_giacomo
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