Effetto Parisi, ecco chi rischia di rimanere fuori dal nuovo corso berlusconiano

Pubblicato il 27 Luglio 2016 alle 16:46 Autore: Andrea Turco
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Con una nota della segreteria di presidenza del partito diramata ieri Forza Italia ha ufficializzato “l’acquisto” di Stefano Parisi. L’ex candidato sindaco di Milano non entrerà nel partito ma svolgerà una sorta di consulenza esterna con il placet del padrone di casa: Silvio Berlusconi.

“Silvio Berlusconi ha incaricato il dott. Stefano Parisi di effettuare una analisi approfondita della situazione politica e organizzativa di Forza Italia. L’ex candidato sindaco di Milano – si legge nella nota – dovrà elaborare un progetto per il rilancio e il rinnovamento della presenza dei moderati italiani nella politica. Progetto che dovrà essere orientato alla prospettiva di offrire al Paese una proposta nuova e credibile aperta alla società civile”.

Parisi, addio alla parola “centrodestra”

Nessun cenno alla parola centrodestra all’interno del comunicato. Omissione decisa dallo stesso Berlusconi che ha intenzione di svecchiare il lessico politico in campo moderato rimasto fermo a vent’anni fa.

Forza Italia, ecco chi rischia il posto

L’arrivo di Parisi ha creato più di un malumore all’interno del partito. La paura dei dirigenti, scrive il Corriere della Sera, è quella di essere fatti fuori dal “nuovo corso” berlusconiano. Tra gli epurati che rischiano il posto ci sono Matteoli, Romani, Gasparri e perfino l’ex delfino Toti.

La scelta di Berlusconi ha spiazzato la dirigenza azzurra, e il terremoto stava per provocare immediati effetti dirompenti, se è vero che il governatore ligure Toti sarebbe stato sul punto di dimettersi da FI. Il fatto è che mancava l’appiglio per un simile e clamoroso gesto, dato che Parisi non avrà incarichi di partito, non ne sarà il coordinatore. Ma proprio l’assenza di galloni, per paradosso, diventa una minaccia per tutti i suoi avversari, che vivono questa fase kafkiana con grande preoccupazione.

Perché, per quanto l’ incarico al manager non abbia contorni definiti, l’obiettivo è chiaro: l’area liberal-popolare a cui lavora non ha (né deve avere oggi) il profilo di un nuovo contenitore, però è evidente che in prospettiva rischia di trasformare Forza Italia in una bad company, dove Berlusconi lascerebbe la zavorra prima di lanciare la nuova coalizione. Una federazione.

E Salvini?

A rischiare di rimanere fuori dal nuovo corso berlusconiano, e quindi dall’alleanza del fu centrodestra, è anche Matteo Salvini. Scrive sempre il Corriere.

Anche il leader della Lega deve gestire le tensioni nel partito, testimoniate da Bossi e da Maroni, che ieri ha marcato la distanza dal suo segretario su Parisi, rilanciando quel «modello Lombardia» che comprende in maggioranza anche Ncd. Ora si capisce perché Alfano – nei suoi interventi pubblici – mentre ripete «mai con Salvini», aggiunge sempre che «ben diversa era la Lega di Bossi, capace di incidere sull’agenda politica e nell’azione di governo».

L'autore: Andrea Turco

Classe 1986, dopo alcune esperienze presso le redazioni di Radio Italia, Libero Quotidiano e OmniMilano approda a Termometro Politico.. Dal gennaio 2014 collabora con il portale d'informazione Smartweek. Su Twitter è @andreaturcomi
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