I radicali chiedono di trasferire 44 ergastolani per il loro congresso

Pubblicato il 17 Agosto 2016 alle 19:09 Autore: Giacomo Tortoriello
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I radicali chiedono di trasferire 44 ergastolani per il loro congresso

Dall’associazione Nessuno Tocchi Caino arriva la richiesta di spostare alcuni detenuti dai carceri di massima sicurezza del nord a Roma nel carcere di Rebibbia. Questo per permettergli di partecipare al raduno del partito radicale che si terrà proprio nel carcere romano dal 1 al 3 di settembre.

Nella lista figurano personaggi di spicco di organizzazioni criminali come Camorra, Cosa Nostra e Sacra Corona Unita, condannati all’ergastolo per stragi e omicidi illustri.

Parliamo di Giacchino Calabrò, boss di Cosa Nostra condannato per le stragi del ’93 a Firenze, Milano e Roma. Di Giuseppe Lucchese uno dei killer al servizio di Totò Riina, condannato tra l’altro per l’omicidio del commissario Ninni Cassarà e del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. Di Giovanni Alfano colpevole dell’omicidio di Silvia Ruotolo, morta per sbaglio in una sparatoria a Napoli nel 1977. Oppure di Salvatore Calafato, Giovanni Avarello e Gaetano Punzangaro che nel ’90 hanno ordinato ed eseguito l’omicidio di Rosario Livatino, conosciuto come il giudice ragazzino.

Questi sopra citati sono solo alcuni esempi dei boss che dovrebbero prendere parte al congresso del partito radicale. Inoltre, per i radicali questo sarà il primo appuntamento senza il leader storico Marco Pannella, morto ad 86 anni lo scorso 16 maggio. La vicenda ora è al vaglio del dipartimento amministrazione penitenziaria che ne valuterà la richiesta di trasferimento. Intanto, il Ministro della Giustizia Orlando, fa sapere dalle pagine de il fatto quotidiano.it che non è intenzionato a concedere nessuna autorizzazione.

Traferimento: il costo per ogni detenuto

Il primo problema da affrontare sarebbe quello del costo, infatti ogni spostamento costerebbe 5 mila euro per ogni detenuto. Un trasferimento che prevederebbe l’utilizzo di 44 mezzi blindati, uno per ogni detenuto, con l’impiego di numerosi agenti di polizia penitenziaria per poterli scortare.

Eppure, in questi casi l’ordinamento penitenziario parla chiaro, concedendo il trasferimento dei detenuti solo per gravi e comprovati motivi di sicurezza, per esigenze dell’istituto, per motivi di giustizia, di salute e di familiari, ma nulla dice per quanto concerne il congresso di un partito.

L'autore: Giacomo Tortoriello