Venezuela: perché il 10 gennaio sarà fondamentale

Pubblicato il 23 Settembre 2016 alle 16:47 Autore: Beniamino Valeriano
venezuela, crisi, maduro

Venezuela: perché il 10 gennaio sarà fondamentale

Mercoledì scorso centinaia di autisti hanno paralizzato le strade della capitale del Venezuela per protestare contro il governo chavista di Nicolas Maduro. Da mesi il Paese sudamericano sta vivendo una crisi economica che ha messo in ginocchio intere categorie di lavoratori, da tempo, è molto difficile trovare beni di prima necessità. La forte crisi economica nasce dal drastico crollo del prezzo del petrolio e dall’incapacità della classe politica che, dal canto suo, accusa i nemici stranieri di attuare una “guerra economica” per mettere in difficoltà il governo.

vezuela, proteste

Venezuela: la soglia del 20%

La protesta coincide con la pubblicazione da parte del Cne (Consiglio elettorale nazionale) di fissare al 20% la soglia minima per avviare un referendum e sfiduciare così l’attuale presidente. Il processo di sfiducia è stato avviato lo scorso 30 aprile dal Mud (Mesa de la Unidad Democrática),  il partito di opposizione formale e democratica al governo in carica.  Inoltre, il Cne ha dato solo tre giorni di tempo per raccogliere quasi 4 milioni di firme, un margine veramente esiguo.

Venezuela: la data del referendum 

Una volta raggiunte le 3.893.129 firme necessarie per avviare il referendum, il Cne ha già fatto sapere che ci sarà tempo fino a metà febbraio per fissare la data del voto,  suscitando così molte polemiche. In caso si raggiungesse il quorum necessario, il  Cne – si dovrebbe comunque riunire non prima di inizio dicembre – avrebbe comunque 90 giorni per fissare la data del voto.  La comunicazione ha immediatamente suscitato l’ira degli oppositori. Il 10 gennaio infatti coincide con l’inizio degli ultimi due anni del mandato di Maduro. La Costituzione venezuelana, in caso di un referendum di sfiducia contro il presidente, prevede che non si vada immediatamente a nuove elezioni. Il partito di Maduro rimarrebbe al potere fino al 2019 e, fino ad allora, il Paese verrebbe governato dal vicepresidente Aristóbulo Istúriz. Con una decisione di questo tipo, il Cne di fatto ignorerebbe la richiesta del popolo venezuelano di cambiare direzione politica.

Venezuela: che cosa dice il governo?

“E’ una bugia che la nostra unica alternativa è una sfiducia (ndr, al governo) nel 2016 o nel 2017. Le nostre due opzioni sono la sfiducia o la disobbedienza civile fino a quando il regime non verrà cacciato”. Usa parole pesanti María Corina Machado, una delle principali oppositrici del presidente Maduro. Nessuna replica è finora giunta dal governo.

L'autore: Beniamino Valeriano

Mi sono laureato in Lettere Moderne all'Università degli Studi di Siena. Ho passato un anno a Madrid, ma poi è iniziata la crisi. Tornato in patria, sono ripartito per il Cile e ho (finalmente) capito di voler vivere e lavorare in Italia. Al momento frequento il master della Business School del Sole24Ore in "Giornalismo economico-politico e informazione multimediale". Sono appassionato di geopolitica, America Latina e musica. Speaker per gioco. twitter: @BenValeriano
Tutti gli articoli di Beniamino Valeriano →