PD: la Leopolda segna l’inizio della scissione del partito?

Pubblicato il 7 Novembre 2016 alle 10:05 Autore: Alessandro Faggiano
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PD: la Leopolda marca l’inizio della scissione del partito?

La settima edizione della Leopolda si è chiusa con l’intervento di un primo ministro sempre più avverso alla minoranza dem. Dopo il richiamo alla minoranza fatto da Piazza del Popolo, nella kermesse per il ‘Si’, Renzi bissa alla ‘sua’ Leopolda. Da un lato, Cuperlo ha deciso di sotterrare l’ascia di guerra, barattando l’Italicum per la riforma costituzionale. Ma, dall’altro, la minoranza dem si sente sempre più esposta a pressioni. Bersani continua a celebrare la sua appartenenza al PD e che “ci vuole un esercito per cacciarlo dal partito, non una Leopolda”. Durante l’intervento conclusivo di Renzi, si ascolta il coro “Fuori! Fuori!” Rivolto alla minoranza dem. In merito, Bersani afferma che“la scissione la fa Renzi, non certo io… È lui che sta uscendo dal PD.”

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Renzi dal palco di Piazza del Popolo

PD: una ferita insanabile?

Per il momento, solamente Gianni Cuperlo (delegato della minoranza dem nella commissione sull’italicum) ha cambiato di opinione. Bersani, D’Alema e Speranza (i nomi di spicco della minoranza) rafforzano il loro ‘No’ alla riforma. Il premier, dal palco della Leopolda – anziché cercare di ricucire lo strappo interno – non ha fatto altro che acuire i contrasti preesistenti. Non ha cercato, in nessun modo, di placare i cori contro la minoranza, uscendo trionfalmente dallo scenario tra le ovazioni dei suoi, e i fischi per gli altri. Sempre secondo Bersani, Renzi sta offendendo e bistrattando una parte importante del PD. “Offende la storia dell’Ulivo e della sinistra. Per prendere qualche voto a destra, potrebbe perderne molti di più a sinistra.” 

pierluigi bersani

PD: sarà scissione?

L’ipotesi di una scissione dopo il referendum prende sempre più piede. Persone molto vicine al premier fiorentino assicurano che non lascerà la segreteria del PD. In caso di nuove elezioni e con le liste ancora parzialmente bloccate, il segretario potrebbe procedere a delle epurazioni autoritarie: premiare chi ha supportato la riforma e castigare le voci del dissenso.  Nel frattempo, Pisapia e Merola pensano in un possibile “come back” dell’Ulivo. Il progetto dei due sindaci potrebbe vedere la luce attraverso la possibile scissione del Partito Democratico. Ciò nonostante, nessuno (nè Renzi, nè Bersani) vuole lasciare l’attuale partito. Il braccio di ferro va avanti. Il referendum può rappresentare il vero punto di svolta di queste logoranti lotte intestine. Fino ad allora, c’è da aspettarsi altri colpi e offensive, sia da un lato che dall’altro.

L'autore: Alessandro Faggiano

Caporedattore di Termometro Sportivo e Termometro Quotidiano. Analista politico e politologo. Laureato in Relazioni Internazionali presso l'Università degli studi di Salerno e con un master in analisi politica conseguito presso l'Universidad Complutense de Madrid (UCM).
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