Referendum costituzionale: la lettera del Pd e gli italiani all’estero

Pubblicato il 15 Novembre 2016 alle 12:37 Autore: Riccardo Piazza
referendum costituzionale

Referendum costituzionale: la lettera del Pd e gli italiani all’estero

Negli ultimi giorni si sono succedute polemiche composite riguardo la spedizione di una lettera, contenente alcune ragioni di merito in favore del “Sì” al referendum del 4 dicembre, a circa 4 milioni di italiani residenti all’estero. Mittenti dell’informativa, una brochure che unisce testo a immagini di repertorio e con in calce la firma del presidente del Consiglio Matteo Renzi, e promotori dell’iniziativa, i comitati favorevoli alla riforma costituzionale nonché il Partito Democratico.

Referendum costituzionale: italiani all’estero e politica

Si è molto discusso circa l’opportunità politica dell’invio di una lettera apertamente schierata e sul ruolo del premier che se ne è, di fatto, reso promotore ideale. La doppia funzione di segretario e di presidente del Consiglio ha posto al centro del dibattito l’equilibrio fra la garanzia di un istituto di diritto democratico costituzionalmente sancito, quale per l’appunto il referendum, e la necessità inevitabile di una rappresentanza di parte. La spedizione di missive agli elettori italiani residenti all’estero non rappresenta una novità. Lo fecero già Veltroni e Berlusconi nel 2008, tuttavia nessuno di loro era presidente del Consiglio all’atto dell’invio.

Spese di spedizione a carico del Partito Democratico

Qualche giorno fa il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi aveva annunciato la partenza degli opuscoli distinguendo tale tipologia di spedizione da quella che normalmente viene fatta per le schede elettorali da destinare ai nostri connazionali residenti oltralpe. Stando alle parole del titolare del Disegno di legge di riforma costituzionale, nel caso della lettera a sostegno delle ragioni del “Sì”, ogni costo di gestione è stato sostenuto dai comitati e dal Partito Democratico. Non si è però fatto accenno all’ammontare specifico (ciò nonostante Gaetano Quagliariello, senatore di Grandi Autonomie e Libertà e grande critico dell’intera operazione del governo, ha paventato una spesa di circa quattro milioni di euro, più o meno un euro ad epistola). Le cartelle di voto sono invece spedizioni a carico dello Stato che ne amministra anche gli appositi elenchi degli indirizzi di riferimento.

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Referendum costituzionale: la questione degli indirizzi

Le liste degli indirizzi dei destinatari della lettera sono state in questi giorni il nodo del contendere: centro nevralgico quanto aggrovigliato maglio delle discussioni createsi intorno al prossimo referendum costituzionale. Il ministero dell’Interno, responsabile della salvaguardia nonché dell’organizzazione e della cessione di tali tabellari ai soggetti accreditati che ne facciano richiesta, è stato accusato d’aver tenuto un atteggiamento impari tra le associazioni per il “Sì” e quelle per il “No”. Giuseppe Gargani, parlamentare europeo di Forza Italia e presidente del “Comitato popolare per il No”, ha dichiarato a molti giornali d’aver richiesto l’indirizzario al ministero e di aver però ricevuto soltanto i nomi degli italiani residenti all’estero, senza i recapiti specifici per la spedizione. Venerdì 11 novembre il Viminale ha seccamente smentito tale versione sostenendo d’essersi comportato equamente con entrambi i fronti e di aver ceduto, su richiesta, il medesimo cd di dati a tutti i richiedenti.

Voto dei residenti all’estero e privacy

L’istituto del voto per gli italiani residenti in altri Stati, varato dal governo di Silvio Berlusconi nel 2001, è sempre stato fonte di incertezza e ago della bilancia. Da tempo se ne discute la validità morale, specie per ciò che concerne la sua corretta e trasparente applicazione. Strettamente legata al necessario espletamento di questa pratica è anche la questione della privacy che dovrebbe garantire l’inviolabilità della segretezza del voto sovrano anche per le urne più lontane da Roma: inviolabilità che una incauta gestione degli elenchi dei residenti all’estero potrebbe fatalmente far mancare. A tal proposito è intervenuto su Repubblica Antonello Soro, presidente dell’Autorità Garante per la protezione dei dati personali, il quale ha asserito la piena liceità della consegna dell’indirizzario a movimenti e partiti politici.

Riccardo Piazza

L'autore: Riccardo Piazza

Nasce a Palermo nel 1987 e si laurea in Filosofia della conoscenza e della comunicazione presso l’Università del capoluogo siciliano nel 2010. Prosegue i suoi studi specialistici in Scienze filosofiche all’Università di Milano dove consegue il Diploma di laurea Magistrale nel 2013. Scrive per alcune riviste telematiche di letteratura e collabora, quale giornalista, per diverse testate d’informazione occupandosi di cronaca parlamentare, costume e società. Si dedica attivamente allo studio dell'economia e del pensiero politico contemporaneo ed è docente di storia e filosofia. Gestisce un blog: http://www.lindividuo.wordpress.com Su twitter è @Riccardo_Piazza
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