Dieci anni fa Safiya, oggi Meriam. La storia si ripete

Pubblicato il 15 Giugno 2014 alle 12:29 Autore: Raffaele Masto

Meriam Ibrahim, detenuta in Sudan e in attesa di impiccagione con l’accusa di apostasia, verrà liberata solo se rinuncerà alla fede cristiana e divorzierà da suo marito Daniel che è, appunto, di religione cristiana.

L’accusa di apostasia per Meriam deriva dal fatto che secondo la legge coranica chi è figlia di un musulmano non può che professare la stessa fede. Meriam è infatti figlia di un musulmano sudanese che è scomparso subito dopo il matrimonio con la madre di Meriam, di religione cristiano copta. Tutto questo accade nonostante la costituzione sudanese garantisca espressamente all’articolo 38 la libertà religiosa e di culto e vieti l’imposizione di una religione a chi non l’abbracci liberamente.

È evidente dunque che il “caso Meriam” è un caso politico che con la religione non c’entri proprio nulla. Anzi è evidente che la religione in questo caso venga usata per fare politica. Non è la prima volta che accade. Circa dieci anni fa un caso simile aveva coinvolto l’opinione pubblica internazionale. Era la vicenda di Safiya Hussaini con la quale scrissi un libro dopo che venne assolta.

meriam

A differenza di Meriam, Safiya era nigeriana, era stata condannata alla lapidazione e non all’impiccagione, l’accusa era di adulterio e non di apostasia, ma il meccanismo è lo stesso che dieci anni dopo sta stritolando Meriam.

Quando incontrai Safiya mi resi conto che lei non riusciva a capire perché l’opinione pubblica volesse salvarla, non riusciva a capire perché io volessi raccontare la sua storia. Lei aveva poche certezze: era una fedele musulmana e non perse mai la propria fede nonostante le autorità religiose la volessero morta. Non voleva lasciare da sole le proprie figlie, compresa la “bambina del peccato” cioè la figlia avuta, secondo la saharia, fuori dal matrimonio e che dimostrava il suo adulterio. La pressione dell’opinione pubblica internazionale alla fine la salvò e il libro fu un successo.

Ma ora il caso si ripete. Cambia il nome ma è sempre una donna ad essere vittima di una religione oscurantista e di politici che spietatamente non esitano a mettere in moto un ingranaggio perverso. Oggi la storia di Safiya è disponibile in e-book a questo link.

L'autore: Raffaele Masto

Giornalista di Radio Popolare-Popolare Network. E' stato inviato in Medio Oriente, in America Latina ma soprattutto in Africa dove ha seguito le crisi politiche e i conflitti degli ultimi 25 anni. Per Sperling e Kupfer ha scritto "In Africa", "L'Africa del Tesoro". Sempre per Sperling e Kupfer ha scritto "Io Safiya" la storia di una donna nigeriana condannata alla lapidazione per adulterio. Questo libro è stato tradotto in sedici paesi. L'ultimo suo libro è uscito per per Mondadori: "Buongiorno Africa" (2011). E' inoltre autore del blog Buongiornoafrica.it
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