Africa: 5 elezioni da tenere d’occhio

Pubblicato il 2 Gennaio 2017 alle 18:16 Autore: Guglielmo Sano
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Africa: 5 elezioni da tenere d’occhio

Dal punto di vista elettorale, il 2016 è stato un anno interessante per l’Africa. Per esempio, il Ghana ha eletto come Capo dello Stato il leader dell’opposizione Nana Akufo Addo. Lo sconfitto ormai ex presidente John Mahama ha accettato il risultato, congratulandosi con il suo avversario. Non bisogna avere una conoscenza approfondita della politica continentale per capire quanto il gesto sia importante. In Uganda, il Presidente Yoseri  Museveni  è stato confermato per un quinto mandato al culmine di una tornata ben poco trasparente. In Somalia, le elezioni sono state posticipate per i problemi legati alla sicurezza del paese. Mentre in Gambia, l’eterno Presidente Yahya Jammeh, dopo aver ammesso la sconfitta elettorale a opera del candidato presidenziale Adama Barrow, ha deciso di invalidare il risultato decretato dalle urne.

Africa: 5 elezioni da tenere d’occhio

Questo per quanta riguarda il 2016. E l’anno appena cominciato cosa ha in serbo per l’Africa? Vediamo quali sono i 5 momenti politici fondamentali del 2017.

Kenya

Ad Agosto si terranno le elezioni generali. A sfidare Uhuru Kenyatta, attuale presidente della maggiore economia dell’Africa orientale, si farà trovare pronto – è il terzo tentativo – il 71enne Raila Odinga, figlio di uno dei più stretti collaboratori di Jomo Kenyatta, padre di Uhuru, primo presidente del Kenya dopo l’indipendenza ottenuta dal Regno Unito nel 1964. Temi principali della campagna elettorale: corruzione e sicurezza. Il Kenya è il terzo paese più corrotto al mondo secondo il think tank americano PrincewaterhouseCoopers. La minaccia del terrorismo rappresentata da Al Shebab, nel frattempo, diventa sempre più pressante al confine somalo.

Liberia

In autunno, toccherà alla Liberia scegliere il suo prossimo Presidente. L’attuale Capo di Stato, Premio Nobel per la Pace 2011 e prima donna a essere eletta al vertice di una nazione africana, Ellen Johnson Sirleaf, come da dettato costituzionale, non potrà ricandidarsi per numero massimo di mandati raggiunto. A prenderne il posto potrebbe essere lo stesso George Weah che faceva esaltare San Siro negli anni 90, già sconfitto dalla Sirleaf all’ultima tornata presidenziale nel 2005, o Jewel Howard Taylor, senatrice e moglie del “criminale di guerra” Charles Taylor.

Rwanda

Dal 1994 in poi,  la politica del paese è stata dominata dalla figura di Paul Kagame, all’epoca uno dei leader promotori dell’accordo di pace che pose fine all’immane genocidio della popolazione di etnia Tutsi. Dalla prima vittoria elettorale di Kagame nel 2000, fino al 2015, il Rwanda ha visto crescere il proprio Pil dell’8%. Inoltre, è diventato il secondo paese africano in cui è più facile mettere su un’impresa e la nazione africana con la più alta percentuale di donne in parlamento. Tuttavia, l’attuale grado di prosperità è stato barattato con un bavaglio, ben stretto, alle opposizioni. Ad agosto si terranno le presidenziali. Kagame non avrebbe potuto essere in gioco se la costituzione non fosse stata modificata via referendum nel 2015, permettendogli così di concorrere per un terzo mandato.

Angola

Per un “dinosauro” che resta, uno che se ne va. Jose Eduardo Dos Santos, dopo essere stato alla guida dell’ex colonia portoghese per 37 anni, ha lasciato l’incarico al suo ministro della Difesa Joao Lourenco. Proprio quest’ultimo, con tutta probabilità, sarà eletto Presidente il prossimo agosto, quando il paese sarà chiamato a scegliere il successore di Dos Santos. In Angola il Presidente è il leader della maggioranza parlamentare.

Rep. Dem. del Congo

Le elezioni generali si sarebbero dovute tenere già nel 2016, alla fine del secondo mandato – l’ultimo a disposizione – del Presidente Joseph Kabila. Tuttavia, a causa di una “problematica” legata ai milioni di elettori non iscritti ai registri, la Commissione elettorale ha scelto di ritardare la data del voto, fino al 2018. Per reazione, le opposizioni sono scese in piazza e presto l’atmosfera si è fatta incandescente. Diverse decine di manifestanti sono morti durante le proteste avvenute a partire da settembre. A dicembre, Kabila e oppositori hanno raggiunto un accordo che prevede lo svolgimento di elezioni entro la fine del 2017. Come da dettato costituzionale, l’attuale presidente non potrà ricandidarsi. Parte dell’accordo verte anche sul fatto che, in attesa del voto, la carta fondamentale non potrà essere modificata.

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L'autore: Guglielmo Sano

Nato nel 1989 a Palermo, si laurea in Filosofia della conoscenza e della comunicazione per poi proseguire i suoi studi in Scienze filosofiche a Bologna. Giornalista pubblicista dal 2018 (Odg Sicilia), si occupa principalmente di politica e attualità
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