Fake News: dopo la patente a punti agli immigrati è guerra contro le bufale

Pubblicato il 24 Gennaio 2017 alle 13:50 Autore: Andrea Balossino
social network, fake news

Fake News: dopo la patente a punti agli immigrati è guerra contro le bufale

Nei giorni scorsi ha cominciato a circolare su Facebook un’immagine della pagina “Italiani compatti”, contenente la clamorosa bufala della patente gratuita agli immigrati. Il testo dell’immagine recita: “Mentre eravamo tutti distratti dalla tragedia del terremoto, proprio ieri il Senato ha approvato, con ben 303 voti a favore e solo 116 contrari, la modifica all’art. 126 ter del codice della strada, che prevede l’ottenimento della patente gratis per tutti gli immigrati che la richiedono con ben 30 punti iniziali anziché 20 come noi italiani!”. Ovviamente non esiste alcun articolo 126 ter e come ampiamente noto, il Senato ha 315 membri e dunque è assolutamente impossibile che abbia votato alcunché con i numeri scritti nell’immagine.

Fake News: la patente a punti agli immigrati

Nonostante la bufala sia clamorosa ed evidente ha riscosso immediato successo: quasi 90 mila condivisioni, 2 mila e cinquecento commenti e altrettante reazioni.

La pagina aveva condiviso la foto corredandola con il seguente commento: “Adesso basta siamo stanchi di queste ingiustizie magari poi dobbiamo vederli ubriachi che fanno stragi per le strade #Condividi se sei indignato e seguici su Italiani compatti”, in seguito, dopo molti commenti che evidenziavano la bufala, la pagina ha clamorosamente modificato la frase scrivendo: “LA BUFALA che gira sul web fate attenzione a ciò che condividete …….E seguici su Italiani compatti”. Cioè hanno creato e condiviso una bufala clamorosa e accortisi dell’errore, invece di cancellare, modificano il commento. Nel frattempo l’immagine continua a circolare regalando loro visibilità, attenzioni e una discreta quantità di insulti da chi ha capito la falsità dell’immagine, comunque in linea con il tenore della pagina.

Fake News: è guerra contro le bufale

Osservando i numeri in continua crescita viene spontaneo temere che la guerra contro le bufale, della quale tanto si parla da alcuni mesi, sia già persa in partenza. Come moderni e digitali Don Chisciotte rischiamo di condurre una carica contro i mulini a vento, almeno finché continueremo a ritenere che fantomatici organismi di controllo (soluzione orwelliana) o un’autoregolamentazione dei social network possano risolvere il problema della diffusione di queste bufale.

Come al solito non riusciamo a capire che il problema non è la notizia falsa o la sua diffusione (la Storia ne è piena: la Donazione di Costantino o il Protocollo dei Savi anziani di Sion), ma l’incapacità di 90 mila persone di rendersene conto, soprattutto in questi casi in cui il falso è evidente e ridicolo. Le soluzioni non possono dunque essere la sospensione della libertà di parola per tentare di porre un freno all’anarchia costitutiva di internet e nemmeno lo Stato può permettersi di aspettare che un problema di questa portata venga risolto solo da Mark Zuckenberg.

Fake News: l’unico strumento efficace

L’unico strumento efficace di contrasto resta, in definitiva, l’istruzione. Il criminale accantonamento dell’educazione civica, relegata a materia di scarso interesse o trasformata in fastidiosa appendice nell’insegnamento della Storia, resta una delle cause maggiori del problema bufale insieme al crescente analfabetismo di ritorno e funzionale contro cui non vengono nemmeno studiate strategie.

Non ci rendiamo conto che l’ignoranza non è un fattore astratto ma estremamente concreto e i danni che provoca, anche se non non immediati, possono avere una portata devastante, specie se uniti alla crescente insoddisfazione e sfiducia nell’ordine costituito, ai nuovi mezzi di comunicazione senza filtro e al riapparire di quei lati orribili dell’umanità che hanno prosperato nella prima metà del ‘900 e che oggi non vengono più considerati con il giusto biasimo. Una riforma vera della scuola, che non nasca da esigenze economiche o di collocamento di migliaia di insegnanti precari, diventa sempre più necessaria. Ogni altro mezzo di contrasto del fenomeno bufale è destinato a fallire in particolare sul lungo periodo, quando gli effetti di questo “regno delle bufale” provocheranno i danni maggiori.