Rapporto Cgil: cala la fiducia nell’economia e aumenta la voglia di uomo solo al comando

Pubblicato il 11 Febbraio 2017 alle 14:42 Autore: Giacomo Pellini
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Rapporto Cgil: cala la fiducia nell’economia rispetto al 2015

“Siamo fuori dalla crisi” diceva l’ex premier Matteo Renzi nel marzo del 2015. A distanza di due anni gli italiani non sembrano pensarla allo stesso modo, anzi. Secondo il Rapporto sulla qualità dello sviluppo, curato da Tecnè e Fondazione Di Vittorio – l’istituto di ricerca della Cgil – la fiducia degli italiani sulla salute economica del Belpaese non è mai stata così bassa: solo il 31% degli intervistati pensa che la situazione dell’Italia sarà migliore tra 12 mesi, contro il 44% del 2015. Anche sul fronte della fiducia personale non ci sono buone notizie: a malapena l’11% dichiara di attendere miglioramenti nel 2017 contro il 13% del 2015. E gli ottimisti sono sempre più minoranza anche sul fronte del lavoro: poco meno di un quarto degli intevistati (24%) prevede un aumento dell’occupazione, contro il 31% del 2015.

Rapporto Cgil: mancanza di fiducia dovuta ad aumento diseguaglianza

La bufera sembrava oramai passata, ma i dati del rapporto dimostrano il contrario. Una mancanza di fiducia, continua lo studio, dovuta soprattutto a un “deterioramento della qualità dello sviluppo” (l’indice diminuisce in un anno da 100 a 99). In particolare si registrano un aumento della diseguaglianza e della concentrazione di ricchezza in tutto il territorio nazionale: al Nord del Paese si registra un calo maggiore rispetto all’anno passato, ma resta comunque l’area più virtuosa, mentre al Sud il livello di iniquità e di concentrazione della ricchezza sale ancora di molto. Anche l’Istat la scorsa estate aveva diffuso dei dati sicuramente non incoraggianti sul nostro Paese, documentando 4,6 milioni di poveri (il dato peggiore dal 2005), un minore su tre a rischio e un aumento della diseguaglianza negli ultimi 20 anni “superiore a quasiasi Paese Ocse”.

Rapporto Cgil: per Camusso necessario cambiare politiche economiche e sociali

“In sintesi”, conclude il rapporto, “ l’Italia cresce economicamente poco e la ricchezza tende sempre più a concentrarsi in fasce di popolazione ad alto reddito, col risultato che il ceto medio è più fragile, aumentano i poveri e (soprattutto) i quasi-poveri”.  La risposta della segretaria della Cgil, Susanna Camusso, non si fa attendere: per la sindacalista bisogna “cambiare rotta rispetto alle politiche economiche e sociali” dando risposte alle fasce sociali più deboli. L’Italia, insieme alla Grecia, è l’unico tra i Paesi Ue a non disporre di misure universali di contrasto alla povertà: attualmente vi è una legge delega votata alla Camera la scorsa primavera ma ferma al Senato. A dicembre Alleanza contro la povertà, una rete di associazioni di cui fa parte anche la Caritas, hanno sollecitato Governo e Parlamento ad approvare la legge per l’introduzione del Reddito di inclusione e per predisporre un piano nazionale contro la povertà.

Rapporto Cgil: aumenta la fiducia personale

Infine nel rapporto si registra un aumento della fiducia personale verso la dimensione domestica. In generale “si frequentano meno amici ma si è più soddisfatti del tempo libero”, una dinamica che secondo lo studio segnala un “ripiegamento nel privato”: cala la dimensione partecipativa ma cresce l’interesse individuale di ciò che accade nel Paese. Tradotto: ci si interessa di politica ma “dalla poltrona”. Un sentimento che alimenta a sua volta la sfiducia e la frustrazione che da luogo ad un circolo vizioso che allontana sempre di più i cittadini dalla politica e dalle istituzioni, il cui indice di gradimento è sempre più basso. Contemporaneamente aumenta la voglia dell’uomo solo al comando, che secondo un recente sondaggio, vagheggiano otto italiani su dieci.