Mondiali in Brasile: come se la sta cavando la sicurezza

Pubblicato il 21 Giugno 2014 alle 11:41 Autore: Antonio Scafati

Il mondiale di calcio in Brasile comincia a emettere i primi verdetti, non solo sportivi: c’era attesa anche per capire se e come il pianosicurezza messo in campo avrebbe retto a una manifestazione del genere. E fino a oggi non tutto è filato liscio.

Al Maracanà, ad esempio, lo stadio di Rio de Janeiro, a metà settimana sono stati i tifosi cileni a mandare in tilt la macchina della sicurezza allestita dalle forze dell’ordine. Dopo la vittoria contro la Spagna, un centinaio di cileni sono riusciti ad arrivare nella sala stampa del Maracanà. Hanno superato tutti i controlli, finendo per dar vita a un tafferuglio con gli uomini della sicurezza. Tutto sotto gli obiettivi di telecamere e macchine fotografiche.

Qualche giorno prima, alcuni tifosi argentini erano riusciti a scavalcare le recinzioni intorno allo stadio di Rio de Janeiro in occasione della partita con la Bosnia. A San Paolo, invece, quindici brasiliani sono stati arrestati: avevano aggredito un gruppo di tifosi inglesi mandandone una decina all’ospedale.

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Le autorità brasiliane si stanno attrezzando per correggere il tiro. Circa 600 agenti saranno aggiunti ai già 3mila poliziotti schierati intorno allo stadio Maracanà in occasione delle partite di calcio. Non solo: verranno allestite barriere nei punti nevralgici e le strade nei pressi dell’impianto resteranno chiuse più a lungo al traffico rispetto a quanto accaduto per i match precedenti. Ma non è escluso di fare ancora di più: “Se la situazione dovesse arrivare a un punto in cui le misure che abbiamo preso si riveleranno insufficienti, allora dovremo pensare a qualcosa di più complesso” sostengono le autorità brasiliane citate dalla Reuters.

Peggio è andata al sito ufficiale della Coppa del mondo in Brasile, attaccato ieri dagli hacker di Anonymous. Oltre cento gli attacchi rivendicati da Anonymous sin dall’inizio del campionato del mondo. Gli obiettivi: la Federazione brasiliana di calcio, il Dipartimento di Giustizia, la Banca del Brasile, la polizia militare di Sao Paulo, la polizia federale.

E poi ci sono le proteste: attese, molto temute, ma fino a oggi incapaci di rubare la scena alla manifestazione sportiva. Giovedì scorso, mentre a San Paolo si giocava Inghilterra-Uruguay, per le strade della città succedeva altro: scontri tra polizia e manifestanti, nel corso di corteo a cui hanno preso parte 1300 persone. Quando alcuni manifestanti hanno incominciato ad appiccare incendi e a danneggiare vetrine, le forze dell’ordine hanno risposto con cariche e lacrimogeni.

Manifestazioni contro la Coppa del mondo hanno segnato anche i giorni scorsi. Sono state proteste soprattutto pacifiche, e con un numero di persone coinvolte molto limitato. Prima di Brasile-Messico, martedì scorso, un gruppo di brasiliani si è radunato nei pressi dello stadio di Fortaleza per protestare contro la coppa del mondo: la polizia li ha fermati subito, qualche scaramuccia, niente di più. L’incubo di un campionato del mondo segnato dalle proteste di piazza – così come accaduto lo scorso anno durante la Conferedations Cup – sta scemando.

L'autore: Antonio Scafati

Antonio Scafati è nato a Roma nel 1984. Dopo la gavetta presso alcune testate locali è approdato alla redazione Tg di RomaUno tv, la più importante emittente televisiva privata del Lazio, dove è rimasto per due anni e mezzo. Si è occupato per anni di paesi scandinavi: ha firmato articoli su diverse testate tra cui Area, L’Occidentale, Lettera43. È autore di “Rugby per non frequentanti”, guida multimediale edita da Il Menocchio. Ha coordinato la redazione Esteri di TermometroPolitico fino al dicembre 2014. Follow @antonio_scafati
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