Sondaggi elettorali: Bersani toglie a Renzi e al Pd quasi 5 punti percentuali

Pubblicato il 5 Aprile 2017 alle 08:16 Autore: Andrea Turco
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Sondaggi elettorali: Bersani toglie a Renzi e al Pd quasi 5 punti percentuali

In un’intervista doppia concessa a Libero, i sondaggisti Alessandro Amadori (vicepresidente dell’Istituto Piepoli) e Antonio Noto (direttore Ipr Marketing) hanno fatto il punto sulle intenzioni di voto degli italiani.

Si parte da Renzi e dalle primarie Pd. Sia Noto che Amadori sono convinti che l’ex premier vincerà agevolmente le primarie dem. “Il passaggio decisivo è rappresentato dalle primarie. Se le vince sotto il 60%, perde. Se invece supera il 65% (nel 2013 arrivò al 68%, ndr) è come se avesse rifatto il battesimo e può riproporsi agli elettori” dice Noto.

Entrambi i sondaggisti affermano che la nascita di Movimento Democratici e Progressisti ha fatto male a Renzi. “Gli toglie quel 3-4% che fa perdere al Pd il ruolo di primo partito” spiega Amadori. Gli fa eco Noto. “La ferita c’è, il Pd ha lasciato circa il 5%. Bisognerebbe capire in che modo Renzi saprà utilizzare il fatto di essere più libero per fare la sua rivoluzione”.

Difficile una ricomposizione tra i due schieramenti. “La frattura è vera e molto profonda” afferma Amadori. Con Noto che aggiunge: “Dai dati che abbiamo, anche un’aggregazione non avrebbe la maggioranza”.

Sondaggi elettorali: Berlusconi torna a “rivivere”

Nel campo del centrodestra torna a “rivivere” Silvio Berlusconi. Per Amadori “lui ha una lista personale che vale l’11-12% che in un contesto così frammentato può diventare determinante”. Ma, avverte Noto, “ il suo elettorato storico vorrebbe un Berlusconi ispiratore che lanciasse un nuovo leader… O almeno che non lo contrastasse”. E aggiunge: “Per noi il 12% di Fi e Lega fa circa il 20%”.

Sondaggi elettorali: Movimento 5 Stelle, ecco perchè non cala mai nei consensi

Capitolo Movimento 5 Stelle. I sondaggisti spiegano così il motivo per il quale i pentastellati non perdano consensi nonostante i vari casi Raggi e Genova. “La spiegazione – rivela Amadori – sta nella loro ragion d’essere: non devono risolvere i problemi, ma scardinare il sistema. Devono fare la rivoluzione e a chi fa la rivoluzione si perdonano anche gli errori”. Conclude Noto: “Chi vota Cinque Stelle lo fa per rabbia e non per premiare qualcuno. Al di là degli errori che commettono, quanto più monta la rabbia tanto più i grillini salgono”.

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L'autore: Andrea Turco

Classe 1986, dopo alcune esperienze presso le redazioni di Radio Italia, Libero Quotidiano e OmniMilano approda a Termometro Politico.. Dal gennaio 2014 collabora con il portale d'informazione Smartweek. Su Twitter è @andreaturcomi
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