Francia: il ritorno di Sarkozy accelera la resa dei conti nell’Ump

Pubblicato il 22 Giugno 2014 alle 16:24 Autore: Niccolò Inches

Da Parigi – Tra gli scioperi dei ferrovieri SNCF e le “scaramucce” nella famiglia Le Pen per le battute antisemite del vecchio Jean-Marie, a dominare il dibattito politico francese è il destino del maggior partito della destra tradizionale, l’Union pour un Mouvement Populaire. L’Ump, travolto dall’ondata del Front National alle ultime Elezioni Europee (che hanno registrato il sorpasso della destra populista ai danni dei post-gollisti), ha ricevuto il colpo di grazia con lo scandalo Bygmalion e delle fatture gonfiate per finanziare la campagna elettorale per le Presidenziali 2012. L’Affaire ha fatto rotolare la testa del leader del partito Jean-François Copé, dimessosi a seguito delle confessioni televisive del suo braccio destro Lavrilleux.

Lo scorso 16 giugno si è formalmente riunito il trimvirato di ex Primi Ministri chiamato a traghettare l’Ump fino al prossimo congresso: Jean-Pierre Raffarin, Alain Juppé e François Fillon hanno peraltro pubblicato una lettera indirizzata a elettori e simpatizzanti del movimento, ammettendo che “L’Ump deve affrontare una crisi estremamente grave. La sua gestione finanziaria è stata minata da pesanti anomalie dal valore di diversi milioni di euro”. Il sito di giornalismo d’inchiesta Mediapart ha poi quantificato tale somma in 15 milioni, “spalmati” su ben 58 false fatture che avrebbero permesso al partito di aggirare i limite fissati tramite decreto.

La débacle europea e le manovre occulte sui conti hanno aperto il Vaso di Pandora su un partito mai così lacerato da oligarchie e acrimonie reciproche. L’eco della faida Copé-Fillon di fine 2012, ai tempi della contestata elezione del fautore della “Destra senza complessi” alla guida dell’Ump, risuona ancora a distanza di un anno e mezzo: l’ex inquilino di Palazzo Matignon ha parlato, senza troppi giri di parole, di una vera e propria Mafia con riferimento alla gestione del partito nell’ultimo biennio.

Fillon è l’esponente Ump che più di tutti ha tirato in ballo la questione democratica nel partito, rilanciando sul tema delle Primarie per la scelta del candidato all’Eliseo nel 2017. Il primo step sarà comunque l’atteso Congresso in programma nel mese di novembre, quando si deciderà il nome del successore unico di Copé alla testa del partito: in vista di tale appuntamento, è già arrivata la candidatura del parlamentare Bruno Le Maire. Maggiore prudenza è stata mostrata invece dall’altro membro del terzetto dei “probiviri” Alain Juppé, in ascesa nei sondaggi ma pur sempre staccato dal grande favorito della contesa: Nicolas Sarkozy.

Sarkozy

Una discesa in campo bis dell’ex Presidente è data ormai per certa, soprattutto dopo il suo intervento sulle pagine del settimanale “Le Point” dei giorni scorsi. I più recenti sondaggi, peraltro, lo indicano ancora come la figura più popolare tra i sostenitori Ump: Sarko resta l’indiziato numero uno per la corsa all’Eliseo forte del 54% delle preferenze degli intervistati, seguito proprio da Juppé (22) e con Fillon più defilato a quota 8. Malgrado il credito accordatogli dalla base, Sarkozy deve però fare i conti con una serie di corpuscoli di potere nidificatisi ormai da tempo nella famiglia post-gollista. A cominciare proprio dal clan Fillon, che può contare (come stimato da Le Figaro) sulla fedeltà della nutrita pattuglia di 130 deputati all’Assemblea Nazionale.

Tra Sarkozy e il suo ex Capo del Governo è calato il gelo: i “sarkozyani” del partito non hanno remore nel sentenziare che “Il gruppo facente capo a François Fillon è un blocco colmo di odio”, aggiungendo che quest’ultimo è ormai uomo politico logorato dalla battaglia persa contro Copé due anni fa. D’altro canto, esponenti di primo piano come Xavier Bertrand sembrano già archiviare l’era Sarkozy: “La politica di Nicolas all’Eliseo non si è rivelata all’altezza della verità e dei risultati”, ha dichiarato l’ex ministro del Lavoro al Journal du Dimanche.

Non va dimenticato che la lotta intestina nell’Ump corre su due binari paralleli: quello della “presidenziabilità” per il 2017 ma anche quello della corsa alla leadership del partito. Tra le piste più credibili, in tal senso, v’è anche quella che porta il nome di Alain Juppé, apparso sempre più equidistante tra le parti in conflitto: l’ex primo ministro di Jacques Chirac starebbe espressamente evitando ogni rottura esplicita con Sarkozy in modo tale da arrivare in pole position nel caso in cui l’ex Presidente dovesse rinunciare alla candidatura (e, perché no, aspirare ad un suo endorsement). Una fattispecie non inverosimile dal punto di vista di Juppé, che confida nella quantità elevata di scandali per mettere automaticamente fuori gioco Sarko, anche se la compatibilità tra i due non è così scontata.

Laddove il “vecchio saggio” Alain si presenta come possibile regista di una svolta centrista che porterebbe l’Ump a riavvicinarsi a UDI e MoDem (esperimento riuscito in molte realtà locali in occasione delle Municipali di marzo), Nicolas potrebbe puntare su toni decisamente più critici nei confronti dell’attuale assetto dell’Unione Europea per sottrarre voti al Front National, come del resto ha lasciato intendere Henri Guaino in un’intervista al mensile Causer. Tra spinte protezionistiche e focolai europeisti, lo spin doctor della campagna del 2007 ha evocato scenari apocalittici per la destra (come fatto in precedenza dallo stesso premier socialista Manuel Valls per il suo campo politico, “La sinistra potrebbe morire”): “Se abbandoniamo la questione nazionale, l’autorità e la Repubblica al Front National, l’Ump sparirà”. A meno di un ritorno messianico del suo uomo forte.

L'autore: Niccolò Inches

Laureato in Scienze Politiche, ho frequentato il Master in Comunicazione e Media nelle Relazioni Internazionali presso la S.I.O.I di Roma. Scrivo per Termometro Politico da Parigi, con un occhio (e anche l'altro) sulla politica dei cugini d'Oltralpe. Su Twitter sono @niccolink
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