Renzi chiama Pisapia e Calenda, si apre una nuova fase?

Pubblicato il 10 Giugno 2017 alle 12:54 Autore: Alessandro De Luca
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Renzi chiama Pisapia e Calenda, si apre una nuova fase?

Archiviato il patto dei quattro sulla legge elettorale ispirata al sistema tedesco, Matteo Renzi tira dritto. L’obiettivo dell’ex premier e del Pd è quello di arrivare a fine legislatura, senza scrivere una nuova legge elettorale prima.

Nell’intervista ad Aldo Cazzullo, sul CorSera, Renzi ha, infatti, escluso il voto anticipato. Al contrario, ha affermato che si andrà alle urne “nel 2018, alla scadenza della legislatura”. “Non ero io a chiedere a tutti i costi di votare” ha aggiunto, sottolineando che la richiesta arrivasse da Grillo e Salvini. L’ex numero uno di Palazzo Chigi ha anche confermato il sostegno al governo. Un po’ come aveva già fatto un suo fedelissimo all’Huffington Post. “Questo è il nostro governo” ha detto il segretario dem, che aggiunge: “Noi lo difendiamo”.

Renzi: Legge elettorale? C’è quella della Consulta

“Ora abbiamo un orizzonte di quasi un anno prima del voto” ha continuato Renzi, che vuole “andare sui contenuti”. Dalla legge di stabilità, al superamento degli accordi di Dublino sui migranti. Dal Jobs Act, sino alla ulteriore riduzione delle tasse. Fino a far diventare Milano la nuova sede dell’Agenzia europea dei Farmaci.

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In questo scenario, dunque, Renzi esclude la possibilità di scrivere un nuovo testo che disciplini le prossime elezioni. Il sistema tedesco, spiega l’ex premier, è ormai azzoppato. “Mi pare difficile” spiega a Cazzullo, “se la legge che ha in teoria il consenso dell’80% dei parlamentari va sotto al primo passaggio a scrutinio segreto”. Perché si torni a parlare di legge elettorale, Renzi impone la sua condizione: “se si fa, deve avere il consenso dei 5 Stelle e di Forza Italia”. Altrimenti, dice l’ex sindaco, “una legge c’è: quella uscita dalla sentenza della Consulta”.

Renzi: Legge elettorale, il rebus delle alleanze

Il Consultellum, però, resta sempre un sistema elettorale proporzionale. E ciò rende più difficile il raggiungimento del 40% valido per sbloccare il premio di maggioranza. Interpellato da Cazzullo in tal senso, Renzi ha rinnovato il suo corteggiamento a Giuliano Pisapia.

Con le forze alla sinistra del Pd siamo alleati in molti comuni dove si vota” ha detto. In più, dice il segretario Pd, l’ex sindaco meneghino ha governato la città con il sostegno decisivo dei dem. Pisapia, dal canto suo, non ha chiuso la porta a Renzi. “Sono per il massimo dell’Unità” aveva ribadito, chiedendo a gran voce le primarie di coalizione. Più difficile, invece, l’intesa con i Democratici e Progressisti di Bersani e Speranza. “Non dipende dalle persone ma dai contenuti” ha spiegato Renzi, affermando di non aver nulla contro i fuoriusciti. “Credo però che alcuni faranno fatica anche a tornare alle feste dell’Unità perché la nostra gente ha vissuto come una ferita il fatto che se ne siano andati non sulla base di un’idea, come nella tradizione anche nobile della sinistra, ma sulla base di un atavico odio ad personam” ha, poi proseguito, l’ex premier.

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Secondo l’Huffington Post, dunque, la manovra di Renzi è una. Attrarre a sé Pisapia per asfaltare Bersani e i fuoriusciti del Pd. Una mossa che, sempre secondo la testata on line guidata da Lucia Annunziata, l’ex premier starebbe facendo anche verso il centro. Per isolare Angelino Alfano, l’interlocutore di Renzi è Carlo Calenda. Per il momento, però, Il ministro ha ribadito che si può tornare a parlare di “contenuti economici” solo “se c’è un accordo di fine legislatura”. E sulla candidatura, la risposta è stata secca: “torno nel privato”.

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L'autore: Alessandro De Luca

Classe 1990. Laureato in Scienze politiche (indirizzo Scienze di governo e della Comunicazione Pubblica) alla Luiss Guido Carli di Roma. Giornalismo e politica, le mie passioni da sempre. Collabora con Termometro Politico da maggio 2014. Attualmente è membro di Giunta dell'Associazione Luca Coscioni.
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