Attentato Isis Italia: “Alleanza servizi-terroristi”, ma il problema è un altro

Pubblicato il 24 Agosto 2017 alle 12:16 Autore: Daniele Sforza
Attentato Isis in Italia: rischio resta alto, il problema dei lupi solitari

Attentato Isis Italia: “Alleanza servizi-terroristi”, ma il problema è un altro.

Puntuale come un orologio svizzero, dopo ogni attentato Isis in Europa, ci si chiede perché l’Italia non sia finita ancora nel mirino. Del fatto hanno cominciato a occuparsene anche giornali stranieri, come il Guardian. Le risposte sono molteplici, ma nessuna certa al 100%. Si parte dai nostri servizi segreti, che sono i migliori del mondo. Si passa per la preparazione avuta ai tempi del terrorismo politico e delle stragi di Mafia. Quest’ultima poi, passa sia in positivo sia in negativo. C’è chi dice che la mafia impedisca il passaggio dei terroristi sul nostro Paese e chi invece sostiene che vi siano accordi. Accordi come quelli tra gli stessi servizi segreti e i terroristi islamici. Potete passare sul nostro territorio, ma non fate attentati qui. Il problema vero, però, resta un altro. L’Italia, infatti, dovrebbe preoccuparsi più di eventuali lupi solitari che di cellule ben organizzate.

Attentato Isis: Italia risparmiata per il momento, perché?

L’ipotesi di un’alleanza tra servizi e terroristi è stata accuratamente smontata dal giornalista del Foglio, Daniele Raineri. Ll’Italia è stata ed è ancora nel mirino dell’Isis. La prova dei fatti è suddivisa in alcuni punti dal giornalista.

A marzo quattro bosniaci sono stati arrestati perché preparavano un attentato a Venezia. A dicembre 2016 un italo-marocchino è stato arrestato perché preparava un attentato a Sesto San Giovanni. Ad aprile 2016 quattro marocchini sono stati arrestati perché avevano ricevuto la richiesta di fare un attentato a Roma.

Insomma, l’Italia non è un territorio di passaggio o di transizione. Ma un vero e proprio obiettivo del terrorismo islamico. Raineri spiega poi che Francia e Belgio hanno un problema più grosso dell’Italia. Stando alle fonti, ben 250 soggetti pericolosi sono tornati in Francia dalla guerra in Siria e in Iraq. In Italia, invece, ne sono tornati solo 6. Il controllo da parte delle forze di sicurezza italiane, sotto questo aspetto, risulta ovviamente più facile.

Attentato Isis: Italia sempre nel mirino

Il giornalista del Foglio afferma inoltre che la propaganda Isis ha messo diverse volte Roma e l’Italia nel mirino. Le minacce al nostro Paese sono arrivate numerose. L’ultima, dopo l’attentato a Barcellona. “I prossimi sarete voi”. E per Raineri, “la propaganda dello Stato islamico è roba solida. Se dice che Roma è tra i bersagli da colpire, vuol dire che è davvero tra i bersagli da colpire”.

Raineri spiega poi che l’Italia non può aver fatto accordi con i terroristi per facilitare il passaggio dei terroristi. “Ci sono altri Paesi dove i terroristi transitano, eppure sono attaccati”. Si pensi alla Turchia, ad esempio. E allo stesso tempo si pensi, tra i Paesi non colpiti, all’Austria, “che ha una robusta comunità di ceceni musulmani”.

Il giornalista ha poi spiegato che lo Stato Islamico è opportunista. Colpisce dove riesce a colpire, per “entusiasmare i supporter” e diffondere il proprio messaggio sulla rete. L’obiettivo è quello di far passare l’immagine di un’Europa vulnerabile. Perché l’Italia dovrebbe esser fuori?

Infine, la generazione di terroristi che sta colpendo il vecchio continente, non ha “un capo che impartisce ordini. Ci sono individui sparsi che diventano fanatici e vanno a colpire”. Per questo motivo non ci può essere un ordine di non colpire l’Italia.

Attentato Isis: il pericolo dei lupi solitari in Italia

Ed è qui che viene fuori il vero problema. Non tanto le cellule organizzate, che potrebbero essere sotto stretta sorveglianza da parte dei servizi. Quanto i lupi solitari. Cosa impedirebbe a un fanatico sostenitore della causa dello Stato Islamico, di fare una strage in una qualsiasi città italiana? Abbiamo visto quanto possiamo essere vulnerabili a gennaio 2016, quando un uomo armato di fucile passeggiò a Termini indisturbato e prese il treno per Anagni. Poi il fucile si rivelò un giocattolo, ma la notizia bastò per seminare il panico e la caccia all’uomo. E la domanda che ci si pose fu: e se quel fucile non fosse stato un giocattolo?

Il vero problema nel nostro Paese resta quello dei lupi solitari. Un dirigente dei servizi segreti ha dichiarato che “la minaccia resta credibile e il rischio alto”. Ma che non c’è ancora nulla di specifico. Il rischio, però, proviene soprattutto dal terrorismo atomizzato. Tradotto, dai lupi solitari e dai piccoli gruppi. Proprio per evitare una nuova Nizza o Barcellona, i comitati provinciali per l’ordine e la sicurezza hanno deciso delle misure preventive, come le barriere antisfondamento – più visibili – e altre adozioni che i servizi, per forza di cose, non rivelano.

Dello stesso avviso il presidente del Copasir, Giacomo Stucchi, il quale ha puntato l’attenzione sulla prevenzione. L’unica arma per evitare attentati in Italia. Tuttavia, anche per questo “servirebbero più risorse”.

Attentato Isis in Italia: rischio alto, ma sotto controllo?

Di diverso avviso il professore ordinario della Luiss, Alessandro Orsini. “Dopo l’attacco in Spagna e quello in Finlandia, viene a cadere la presunzione che gli attentati avvengano solo contro i Paesi impegnati direttamente nei bombardamenti contro lo Stato Islamico”, ha commentato. “L’Isis è sotto pressione in Siria e in Iraq. Ha altro a cui pensare che organizzare azioni in Europa”. Permane però la possibilità di “attacchi minori, magari organizzati da individui o piccole cellule autoorganizzate”.

Essere uno dei pochi Paesi europei non ancora attaccati dall’Isis, può essere un vanto, ma anche una fonte di timore. Lo Stato Islamico minacciò Spagna e Italia allo stesso modo nella sua propaganda. Per l’Italia l’obiettivo è sempre San Pietro, la culla della cristianità. Anche la Spagna però è territorio di conquista, come confermato da alcuni video. L’approdo alle coste andaluse per riprendere quello che un tempo era loro. L’attacco è stato però perpetrato in Catalogna, dove risiedeva una cellula ben organizzata. E l’obiettivo era sempre quello: seminare il terrore e propagarlo a livello globale tramite i media. Non c’è stata una finalità di reconquista, insomma. Ma, finora, solo l’obiettivo di “attirare l’attenzione mediatica”. Tant’è vero che i veri obiettivi annunciati non sono stati colpiti. Barcellona, la Finlandia, San Bernardino sono solo alcuni esempi.

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L'autore: Daniele Sforza

Romano, classe 1985. Dal 2006 scrivo per riviste, per poi orientarmi sulla redazione di testi pubblicitari per siti aziendali. Quindi lavoro come redattore SEO per alcune testate online, specializzandomi in temi quali lavoro, previdenza e attualità.
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