Maurizio Sacconi (NCD): con Jobs Act addio ad articolo 18

Pubblicato il 8 Luglio 2014 alle 09:57 Autore: Emanuele Vena
italicum reazioni sacconi

“È importante inserire un criterio di delega che consenta la riforma dei contratti a tempo indeterminato”. Maurizio Sacconi, presidente NCD della Commissione Lavoro al Senato, rilancia la sua battaglia contro l’articolo 18. E, in un’intervista al quotidiano ‘La Stampa’, spiega quali devono essere le priorità in materia di riforma del lavoro: “poter ruotare le mansioni e sapere con certezza quale potrebbe essere la conseguenza ed in particolare il costo del recesso da un contratto permanente”.

ADDIO ARTICOLO 18 – Maurizio Sacconi coglie al balzo le ultime dichiarazioni del ministro Poletti, che aveva inserito l’articolo 18 tra le materie implicitamente interessate – e perciò da discutere – dal progetto di legge delega, anche se “non dice come modificarlo”. Anche perchè, secondo Sacconi, “più della metà dei lavoratori italiani – conclude Sacconi – non gode dell’articolo 18; non risulta che siano più precari o che i loro datori di lavoro siano sempre lì pronti a licenziare”.

sacconi-jobs-act-poletti

CREARE DISCONTINUITA’ – L’ex ministro del Welfare ha una sua idea, un progetto di fondo: fare della riforma del lavoro una grande “manifestazione di discontinuità rispetto a quel ‘900 ideologico che da noi più che altrove ha condizionato il mercato del lavoro”. E traccia i particolari, a proposito dell’articolo 18: “la reintegrazione dovrebbe rimanere solo nel caso di licenziamento discriminatorio“, perchè “oggi, nell’epoca dell’incertezza, ogni impresa chiede regole semplici e certe per investire ed assumere”.

LA MARCIA DEL GOVERNO E CONTRATTO UNICO – Maurizio Sacconi esamina la riforma del lavoro anche nell’ottica di un giudizio complessivo sull’azione di governo: “ancora una volta la riforma del mercato del lavoro sarà il metro di misura, in Italia e in Europa, della vera direzione di marcia del governo”. E aggiunge: “è una riforma fondamentale anche dal punto di vista della valutazione europea dei cambiamenti strutturali in Italia”. E poi spiega la questione del contratto unico, riguardo alla quale è stato presentato un emendamento firmato da una cinquantina di senatori dell’area moderata di governo. “Si ipotizza un testo unico delle tipologie contrattuali che si collochi in un contesto di maggiori tutele dei disoccupati attraverso la estensione dei sussidi ed il potenziamento dei servizi. In questo ambito anche il contratto a tempo indeterminato può essere reso più semplice”.

Emanuele Vena

L'autore: Emanuele Vena

Lucano, classe ’84, laureato in Relazioni Internazionali presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Bologna e specializzato in Politica Internazionale e Diplomazia presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Padova. Appassionato di storia, politica e giornalismo, trascorre il tempo libero percuotendo amabilmente la sua batteria. Collabora con il Termometro Politico dal 2013. Durante il 2015 è stato anche redattore di politica estera presso IBTimes Italia. Su Twitter è @EmanueleVena
Tutti gli articoli di Emanuele Vena →