Firme false in Piemonte: dopo Cota si apre un’inchiesta anche su Chiamparino

Pubblicato il 25 Luglio 2014 alle 17:22 Autore: Redazione

Ancora una volta nella regione Piemonte, dopo solo 4 anni dallo scandalo che vide come protagonista l’ex governatore  leghista Roberto Cota, aleggia lo spettro firme false.

Questa volta però le parti si sono invertite: infatti l’esposto arrivato direttamente nelle mani del procuratore capo Armando Spataro, è stato presentato da Mario Borghezio qualche giorno fa e denuncia la presunta irregolarità di 2292 firme depositate a corredo della lista maggioritaria del candidato Chiamparino, e le proporzionali del PD collegate di Torino e Cuneo. Con questo esposto si apre dunque il secondo procedimento in merito alla vicenda: il primo amministrativo, è già in corso di fronte al TAR (il 6 novembre sarà discusso il ricorso) per la richiesta di annullamento delle elezioni e mentre ora si avvierà l’inchiesta penale, affidata al PM Patrizia Caputo, lo stesso magistrato che si occupò del caso Cota nel 2010 e che potrebbe portare alla contestzione non solo del reato di Falso, ma anche di abuso d’ufficio.

Nell’esposto di Borghezio infatti non viene denunciato solamente la falsa autenticazione delle firme, ma ache il conflitto di interessi di alcuni autenticatori:Marco Grimaldi, Valentina Caputo, Nadia Conticelli e Antonio Ferrentino, autenticatori a loro volta candidati per le elezioni e che sono stati infine eletti. Anche se per l’Avvocatura della Regione tuttavia ampia giurisprudenza sul punto legittimerebbe in ogni caso la possibilità che gli autenticatori possano essere candidati.

Per giustificare la contestazione del reato di falso invece l’accusa asserisce la presenza all’interno delle liste presentare di elenchi di cittadini disposti in ordine alfabetico, di firme  uguali vergate con mano diversa e di firme nelle quali il cognome per errore è finito nel luogo di residenza. Circostanze che secondo gli inquirenti potrebbero far pensare non ad una processione di cittadini intenti a firmare di fronte ad un pubblico ufficiale, ma piuttosto ad una frettolosa ricopiatura di elenchi di nomi. A tal proposito emerge il caso eclatante del consigliere regionale Pasquale Valente che avrebbe verificato l’autenticità di 329 firme in una sola giornata in due diversi posti diversi, Torino e Cossano Canavese. Secondo il ricorso della leghista Patrizia Borgarello quest’ultima circostanza appare molto improbabile: «considerando un arco temporale di 12 ore significherebbe una firma ogni due minuti senza previsione di alcuna interruzione».

Riccardo Bravin

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