Rapporto Svimez: crolla il Pil, Mezzogiorno alla deriva

Pubblicato il 31 Luglio 2014 alle 13:01 Autore: Emanuele Vena
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Crollo del Pil, divario nord-sud in aumento, famiglie povere più che raddoppiate. E’ quanto emerge dal rapporto Svimez sulla situazione dell’Italia. Il quadro che viene fuori è quello di un Paese profondamente spaccato.

CROLLA IL PIL, CRESCE IL DIVARIO – Il 3.5% contro l’1.4%. E’ netta la differenza tra il calo del Pil al Sud e quello registrato al Nord, con riferimento al solo 2013. Cifre ancora più eclatanti se considerate in un orizzonte temporale più ampio: -13.3% contro -7% nel quinquennio 2008-2013, con un divario pro capite tornato ai livelli di 10 anni fa. Secondo Svimez, le cifre per il 2014 confermano ed ampliano il divario: “il Pil italiano dovrebbe crescere dello 0,6%, quale risultato del +1,1% del Centro-Nord e del -0,8% del Sud”. Lo scarto si registra anche nei consumi delle famiglie – “crescono al Centro-Nord nel 2014 dello 0,3% e nel 2015 dello 0,7%, al Sud rispettivamente si registra un calo dello 0,5% e dello 0,1%” – e sul fronte dei posti di lavoro (-1.2% al Sud, +0.2% al Centro-Nord, una previsione che porterebbe a quasi 800 mila posti in meno al Sud rispetto al 2007, cioè -12%). In ribasso generalizzato invece gli investimenti, anche se con una crisi più netta nel mezzogiorno (-1,1% contro -0,4% del Centro-Nord).

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FAMIGLIE POVERE – Le famiglie assolutamente povere passano da 443 mila a circa 1 milione e 14 mila. Una cifra più che raddoppiata nel giro di 5 anni, che conferma per Svimez come il Sud sia “una terra a rischio desertificazione industriale e umana, dove si continua a emigrare, non fare figli e impoverirsi”.

DISOCCUPAZIONE ED EMIGRAZIONE – La crisi lavorativa del Mezzogiorno è resa eclatante da un dato ulteriore: oltre l’80% dei posti di lavoro persi riguardano proprio il Sud, che registra meno di 6 mln di occupati, mai così pochi se si prendono in considerazione le serie storiche disponibili dal 1977. Al minimo storico al Sud anche le nascite: 1.34 figli per donna, inferiore all’1.48 del Centro-Nord e nettamente al di sotto del 2.1 necessario per mantenere la stabilità demografica. In notevole aumento invece l’emigrazione dal Mezzogiorno verso il Centro-Nord: oltre 1 milione e mezzo di persone in 10 anni. Per Svimez le cifre sono inequivocabili, e comporteranno per il Sud uno “stravolgimento demografico, uno tsunami dalle conseguenze imprevedibili, destinato a perdere 4,2 milioni di abitanti nei prossimi 50 anni, arrivando così a pesare per il 27% sul totale nazionale a fronte dell’attuale 34,3%”.

L'autore: Emanuele Vena

Lucano, classe ’84, laureato in Relazioni Internazionali presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Bologna e specializzato in Politica Internazionale e Diplomazia presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Padova. Appassionato di storia, politica e giornalismo, trascorre il tempo libero percuotendo amabilmente la sua batteria. Collabora con il Termometro Politico dal 2013. Durante il 2015 è stato anche redattore di politica estera presso IBTimes Italia. Su Twitter è @EmanueleVena
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