La riforma della Giustizia e l’allungamento della prescrizione

Pubblicato il 6 Agosto 2014 alle 13:10 Autore: Andrea Turco
corte di cassazione

Accelerazione del processo penale e riforma della prescrizione. E’ il nono dei dodici punti della scaletta preparata dal Guardasigilli Andrea Orlando per fissare i paletti della prossima riforma della Giustizia. L’obiettivo è di riequilibrare le norme rispetto all’ultima modifica del 2005 che, avvenuta nell’ambito delle cosiddette “leggi ad personam” varate dall’esecutivo Berlusconi – aveva portato ad un rafforzamento degli strumenti dilatori, rendendo più facile il raggiungimento della prescrizione del reato.

PUNTI CHIAVE – In attesa delle linee guida, che compariranno a breve sul sito internet del ministero della Giustizia, le indiscrezioni dicono che i contenuti riprenderanno le conclusioni formulate dalla “commissione Fiorella”, gruppo di giuristi insediato nel 2012 dall’ex ministro Paola Severino. La commissione propose una riforma radicale della Giustizia, basata su due principali novità: il ritorno ad una prescrizione graduata – a seconda della gravità dei reati – e la sospensione dei termini per periodo «limitati ma congrui» dopo le eventuali sentenze di condanna. In breve – come riportato anche dal ‘Corriere della Sera’ – “la prescrizione scatterà dopo cinque anni per i delitti puniti con la reclusione fino a cinque anni, sette quando la punibilità può arrivare fino a dieci anni di carcere, dieci per i delitti punibili fino a quindici anni di reclusione e quindici per quelli con pene più alte, fermo restando che per i reati che prevedono l’ergastolo resta la regola della imprescrittibilità”.

andrea orlando

ASSENZA DI FLAGRANZA – Il problema chiave da risolvere è però la tempistica della prescrizione associata a reati che non vengono alla luce immediatamente – in particolar modo per quanto riguarda la corruzione – in quanto essa decorre dal momento della commissione del reato. La soluzione proposta dal gruppo Fiorella punta a interrompere il calcolo della prescrizione nelle diverse fasi in cui si articola il procedimento penale, dalle indagini preliminari in poi, concedendo “un tempo compreso almeno tra i due e i tre anni per consentire la conclusione delle fasi preliminari e/o il compiuto svolgimento del primo grado di giudizio”. E anche successivamente – in caso di conferma dell’accusa – scatterebbero altri periodi limitati di interruzione della prescrizione, che pare possano essere di “non più di un anno dopo il deposito della sentenza di condanna in grado d’appello”. In sostanza, l’obiettivo è di fermare gli orologi al momento dell’accertamento dell’esistenza del reato e della responsabilità dell’accusato.

COSTA (NCD): “RIFORMA GIUSTA” – “I 12 punti toccano aspetti diversi, ma fondamentali del nostro sistema giudiziario e introducono le tre ‘R’, rapidità, rigore, rispetto del cittadino”. Una riforma di cui anche Silvio Berlusconi sottoscriverebbe “la maggior parte”. Le parole sono di Enrico Costa (NCD), viceministro della Giustizia. Intervistato da ‘Repubblica’, Costa aggiunge: “Non ci saranno Nazareni o grillini che possano portarci su una strada diversa”.

VIETTI: RIFORMA NON PIU’ RINVIABILE – “Il rischio di aprire troppi fronti contemporaneamente c’è, ma è indubbio che questo Paese non può più rinviare la riforma della giustizia, neanche invocando l’esigenza di farne altre, pur necessarie”. A porre l’ultimatum sulla riforma della Giustizia è Michele Vietti, vicepresidente del Csm, intervistato dal ‘Sole 24 Ore’. Vietti fa riferimento ai mercati, che “sono perennemente in movimento e la concorrenza riguarda anche gli ordinamenti giudiziari. Chi non li rende tempestivi ed efficaci ha già perso la partita per attrarre risorse”.

L'autore: Andrea Turco

Classe 1986, dopo alcune esperienze presso le redazioni di Radio Italia, Libero Quotidiano e OmniMilano approda a Termometro Politico.. Dal gennaio 2014 collabora con il portale d'informazione Smartweek. Su Twitter è @andreaturcomi
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