Maurizio Lupi “Abbiamo pochissimo tempo per far ripartire l’Italia”

Pubblicato il 11 Agosto 2014 alle 10:14 Autore: Gabriele Maestri
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Così il ministro Maurizio Lupi: “C’è chi spera nella sconfitta dell’Italia pensando di lucrare una vittoria senza pensare che dalla sconfitta dell’Italia rimangono solo macerie. Sono gli stessi che leggono le parole di Draghi come l’ennesima bocciatura. Invece abbiamo pochissimo tempo per far ripartire l’Italia. La riforma del Senato e l’accordo Alitalia-Etihad sono due esempi positivi in questa direzione”. Ad affermarlo è il ministro Maurizio Lupi, in un colloquio con La Stampa, sulle scelte del governo contro la recessione. “Per noi – afferma il titolare delle Infrastrutture – c’è ancora bisogno di un governo di ‘ricostruzione’. E bene ha fatto Renzi a parlare di mille giorni e a ribadire che la nostra è una maggioranza solida che non dipende da Berlusconi”.

Lupi non vede la necessità del soccorso azzurro: “Le politiche economiche spettano al governo che ha una sua maggioranza, non un monocolore di sinistra. Le nostre proposte per il rilancio dell’economia saranno nel decreto ‘Sblocca Italia’, nell’attuazione della delega fiscale e nella legge di stabilità. L’opposizione può essere populista e demagogica come quella della Lega di Salvini e di Grillo oppure un’opposizione responsabile. Vedremo quale scelta farà Forza Italia se prevarrà la linea dei giorni in cui si scrivono lettere con appelli alla riunificazione dei moderati o quelli in cui si cerca di minare la stabilità del governo con ipotetiche campagne acquisti basate su conti che già due volte si sono rivelati sbagliati”.

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Su una possibile ricostruzione del centrodestra Lupi pone un paletto: “Una cosa è certa, non è con l’estremismo di Salvini che recuperi 11 milioni di elettori“.

L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
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