Modena, rubata tela del Guercino, Sgarbi: “Grave, mancava sistema d’allarme”

Pubblicato il 14 Agosto 2014 alle 17:14 Autore: Antonio Atte

Rubata tela del Guercino nella Chiesa di San Vincenzo a Modena. Il furto, avvenuto ieri notte, sorprende per due motivi: l’enorme valore dell’opera in termini economici (il dipinto è stato infatti stimato tra i 5 e i 6 milioni di euro) e la collocazione geografica dell’edificio religioso all’interno del quale è stata trafugata la tela. La Chiesa di San Vincenzo è infatti situata proprio nel centro della città emiliana, in corso Canalgrande.

Il parroco è stato il primo ad accorgersi del furto e a dare l’allarme. L’opera è una pala d’altare raffigurante la Madonna con i santi Giovanni Evangelista e Gregorio Taumaturgo. L’olio su tela di 293×184,5 centimetri fu realizzato dal Guercino negli anni della sua prima maturità e ultimato nel 1639. Di recente il dipinto era stato anche esposto alla reggia di Venaria Reale, nel capoluogo piemontese.

Il fatto si aggiunge ad una lista già lunga di furti e razzie che ormai da settimane stanno vessando le chiese della provincia modenese: dipinti dal valore modesto, calici, candelabri e numerosi arredi sacri sono stati infatti sottratti da bande di ladri a diverse parrocchie della diocesi. Ma il colpo di ieri si segnala di sicuro come la più clamorosa e remunerativa delle recenti scorribande.

sgarbi

Incredulo Vittorio Sgarbi. Il critico d’arte ferrarese ha infatti tuonato contro le istituzioni locali sottolineandone la scarsa attenzione verso la tutela del patrimonio artistico: “In quella chiesa non c’era un sistema d’allarme: come è possibile che la soprintendenza abbia permesso che un’opera così preziosa rimanesse lì senza sicurezze?”. Un furto difficile da spiegare, secondo Sgarbi, dal momento che “non ci può essere un committente, nessun museo e nessun privato la comprerebbe mai”. E per quanto concerne i responsabili ipotizza: “Secondo me questo furto può essere solo opera di una banda di stranieri inconsapevoli, gente che non sa nulla delle leggi di mercato e che forse pensa di chiedere un riscatto”.

Non si è fatta attendere la risposta della soprintendenza, la quale, attraverso il funzionario Stefano Casciu, si è difesa così: “Il nostro compito principale è la tutela dei beni. Non sempre i nostri suggerimenti vengono seguiti. Posso dire che il Guercino in questione era in una parrocchia e dunque in custodia alla Curia. Non c’era allarme, ed è buona norma che in assenza di allarme i luoghi di custodia siano chiusi. La parrocchia era chiusa, in effetti. Purtroppo i malviventi sono più veloci di noi e sono capaci di tutto. Ma ripeto, mettere sotto tutela tutte le opere d’arte presenti è un compito al di sopra delle nostre possibilità economiche”.

L'autore: Antonio Atte

Classe '90, stabiese, vive a Roma. Laureato al DAMS con 110 e lode, si sta specializzando in Informazione, editoria e giornalismo presso l'Università degli studi Roma Tre. E' appassionato di politica, cinema, letteratura e teatro. Mail: antonio.atte@termometropolitico.it. Su Twitter è @Antonio_Atte
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