Oltre il “leaderismo”: le primarie delle idee

Pubblicato il 14 Ottobre 2010 alle 12:41 Autore: Vito Contardo

Negli ultimi mesi tutti hanno avuto modo di ascoltare opinioni e di leggere articoli dal contenuto il più vario possibile sul come il centrosinistra si debba presentare alle prossime elezioni (ormai sempre più imminenti) con quale coalizione, quale programma e con quale candidato “premier”.

Richiamo in proposito un articolo di Gianni Vattimo non molto recente (dello scorso 20 agosto), ma ancora molto attuale, proprio per quel clima da inizio di campagna elettorale che si respira ormai dal 22 aprile, il giorno dello scontro consumatosi in diretta tv tra Berlusconi e Fini alla direzione nazionale del PDL.

 

Vattimo scrive: “Chiunque vinca le primarie della coalizione, però, non potrà vincere contando unicamente sull’appeal della sua persona: essere alternativi a B. significa anche vincere diversamente da come farebbe lui. Difficilmente potremo andare al governo sventolando unicamente la bandiera della legalità sulla quale per fortuna oggi insiste anche Fini: abbiamo bisogno di motivi forti per i quali elettori delusi, stanchi e rassegnati dovrebbero votare per il nostro schieramento. Occorrono idee prioritarie per il programma di governo che intendiamo presentare, e primarie per quelle stesse idee”. Ritengo che questa affermazione ponga questioni di una certa rilevanza che rimarcano il valore delle primarie, e la portata dirompente che queste potrebbero avere su alleati ed elettori.

 

Questo perché fare delle primarie di coalizione significa svolgere un confronto utile e costruttivo tra i partiti che faranno parte della compagine di centrosinistra alle prossime elezioni, rinsaldare i rapporti tra alleati e dare autorevolezza al candidato “premier” proprio perché scelto dagli elettori.

 

Realizzare le “primarie delle idee”, ancora meglio, significa discutere di temi concreti per abbandonare astrusi tatticismi e riavvicinarsi ai delusi e rassegnati dalla politica, mostrare le differenze tra il modo di dialogare all’interno del centrosinistra rispetto a quello di un partito che non perde occasione per proclamarsi “liberale”, ma che mette all’indice, bollando come eretico e “anti-italiano”, chiunque si imbatta nella ventura di manifestare opinioni diverse da quelle del capo, financo quando a fare ciò è il cofondatore di quello stesso partito, facendo così emergere in modo cristallino che essere liberali e democratici è ben altra cosa.

Oltre il "leaderismo": le primarie delle idee

Altro punto di forza tutt’altro che secondario è che si tratterebbe di una modalità di confronto che, mettendo al centro le idee, consentirebbe di delineare un compiuto schema di valori e di proposte realmente alternativo a quello messo in campo da PDL e Lega, nonché l’occasione per dimostrare che vari partiti si uniscono in un’alleanza che sa andare oltre la mera critica a Berlusconi. Queste forze politiche, in altre parole, devono avere la forza di impegnarsi a condividere, come si sente spesso dire in questi giorni, un progetto comune. Si badi che, diversamente da quanto sostenuto da alcuni, credo che il c.d. anti-berlusconismo non faccia crescere il consenso personale del Presidente del Consiglio; ma sono altrettanto convinto che si stia sempre più facendo strada, per chi si oppone al centrodestra, l’esigenza di dimostrare agli “sfiduciati” che l’esperienza dell’armata Brancaleone dell’ultimo governo Prodi ha fatto comprendere la necessità di fare scelte coraggiose, di preferire uno strumento di trasparenza come le primarie alle solite “logiche di palazzo”.

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