Le elezioni in Iran e le contestazioni del voto

Pubblicato il 16 Giugno 2009 alle 17:58 Autore: Redazione
Ahmadinejad

Le elezioni in Iran e le contestazioni del voto

L’esito del voto presidenziale iraniano, su cui ancora gravano molti dubbi, poteva essere prevedibile nell’individuazione del vincitore, ma sicuramente non nelle cifre ufficiali, né tantomeno nelle conseguenze che avrebbe avuto in Iran. Il Presidente uscente Mahmoud Ahmadi-Nejad, sebbene designato da molti come il possibile vincitore contro il suo principale avversario riformista Mir Hussein Mousavi, avrebbe ottenuto, secondo i dati forniti dal Ministero degli Interni, circa il doppio dei voti del rivale: circa il 66% contro il 33% di Mousavi, vale a dire più o meno 24 milioni di voti contro poco più di 13 milioni. Il risultato potrebbe suonare “strano” anche alle luce del fatto che l’affluenza sia stata massiccia, superando l’85% (mentre nel 2005 proprio Ahmadi-Nejad aveva vinto solo grazie all’astensionismo di massa degli allora disillusi riformisti) e, in più, del fatto che pareva quasi sicuro che nei maggiori centri urbani, così come negli ambienti intellettuali e medio-borghesi, Mousavi fosse in netto vantaggio sull’attuale Presidente, mentre le cifre ufficiali parlano di una forbice per Ahmadi-Nejad tra il 60% ed il 69% in tutte le province, perfino in quella di Tabriz, a maggioranza azera, come di etnia azera è Mousavi.

Ahmadi-Nejad e Mousavi Le elezioni in Iran e le contestazioni del voto

E’ presto e, soprattutto, quasi impossibile determinare se ed in quale misura vi siano stati dei brogli elettorali in Iran, ma certamente dei dati oggettivamente critici sono riscontrabili. Come fatto notare da  Mehdi Khalaji, autorevole analista del Washington Institute for Near East Policy, è il sistema elettorale stesso dell’Iran che potrebbe prestarsi a manipolazioni del voto. Prima di tutto non esistono stime ufficiali sugli aventi diritto al voto, ma la registrazione presso i seggi viene fatta al momento e in base esclusivamente del proprio certificato di nascita. Ciò ha portato a delle cifre molto discordanti tra di loro sul numero di votanti: la cifra è oscillata tra 46 milioni di persone e 51 milioni. Appare evidente come uno scarto di ben 5 milioni di voti possa fare effettivamente la differenza nel determinare gli esiti del voto. Dunque potrebbe essere facile, una volta ingigantito il numero dei votanti, attribuire a chi si vuole il voto “fantasma” di tutti quelli che rimangono.

In seconda istanza, vi è da notare come nessuno sia obbligato a votare in un determinato seggio. Ciò anche fa sì che il controllo possa essere molto limitato, così come può capitare che, in una determinata sezione, il numero di coloro che votano potrebbe superare quello di coloro che si ritenga siano “registrati” in quel seggio, provocando confusioni ulteriori. Il certificato di nascita, inoltre, può essere stampato sotto richiesta in qualsiasi seggio, anche in quelli negli Stati Uniti (lì sono 37): sarebbe verosimile che un cittadino, dichiarando di aver smarrito il proprio certificato e non essendo costretto a votare in un determinato seggio, possa votare anche più di una volta.

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