Quanto si rischia in questo consiglio europeo?

Pubblicato il 25 Giugno 2012 alle 15:10 Autore: Livio Ricciardelli
consiglio europeo

Fatidica è la data del 28 e 29 giugno. Il consiglio europeo di Bruxelles ha da sbrogliare molte matasse che attanagliano il Vecchio Continente. E se gli esiti del vertice non saranno all’altezza, c’è da crederlo, i mercati reagiranno con una sfilza di segni meno.

Il tam tam diplomatico è frenetico e gli sherpa sono al lavoro. I prevertici sono stati numerosi sia per quanto riguarda il G20 in Messico (dove si sono incontrati i partecipanti europei) sia per quanto riguarda il vertice a 4 di Roma.

Ma in Italia quali ripercussioni può avere questo vertice? Monti ha subito chiarito alle forze parlamentari che lui ha solo una richiesta da fargli: quella di approvare la riforma del mercato del lavoro prima del 28 giugno. Quella stessa riforma che il PdL non apprezza al 100% (non crea abbastanza problemi in casa democratica, a quanto pare) e che Giorgio Squinzi ha definito fantozzianamente una “boiata pazzesca”.

Di secondo piano sembra essere per questo governo l’ipotesi di approvare una qualsiasi tipo di mozione filo-europea nelle aule parlamentari. Un’iniziativa di questo tipo aveva interessato tantissimo il Pd che da giorni lottava, e tuttora lotta, per una mozione unitaria tesa a rafforzare Monti in Europa. Più scettici gli altri partner della “strana maggioranza” che vorrebbero approvare una mozione per conto proprio. A quanto pare sono dinamiche aliene a Mario Monti e che interessano fino ad un certo punto: a Palazzo Chigi non si pensa che una mancata approvazione di qualsiasi mozione pro-Europa possa ledere in un qualche modo la legittimità politica del Presidente del Consiglio. L’unico aspetto che potrebbe mettere a livello internazionale una seria ipoteca sulla capacità esecutiva di Monti risiede appunto nella riforma del lavoro.

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Paradossalmente dunque, come per la cittadinanza onoraria della città di Milano attribuita al Dalai Lama ma subito dopo ritirata per motivi diplomatici, ci si chiede il motivo di un’iniziativa considerata non fondamentale in questa complessa fase. Come il Comune di Milano, secondo molti, avrebbe potuto evitare il problema non ponendosi alla stregua di un ordinario ministero degli affari esteri, la conferenza dei capigruppo di Montecitorio avrebbe potuto pure abdicare nel goffo tentativo di salvare l’Europa attraverso una mozione parlamentare.

Ma quali sono invece i rischi di questo vertice europeo per la politica italiana? In primo luogo sta nel rischio da parte della Merkel di irrigidirsi. Ma anche Hollande potrebbe mandare in soffitta alcuni progetti comunitari se continuerà a puntare sulla sovranità tout court.

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L'autore: Livio Ricciardelli

Nato a Roma, laureato in Scienze Politiche presso l'Università Roma Tre e giornalista pubblicista. Da sempre vero e proprio drogato di politica, cura per Termometro Politico la rubrica “Settimana Politica”, in cui fa il punto dello stato dei rapporti tra le forze in campo, cercando di cogliere il grande dilemma del nostro tempo: dove va la politica. Su Twitter è @RichardDaley
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