La stampa internazionale contro Monti e Grillo

Pubblicato il 25 Giugno 2012 alle 20:09 Autore: Redazione

La stampa internazionale contro Monti e Grillo

 

Le elezioni anticipate. A chiederle non è qualche malpancista del Pdl o un eretico del Partito Democratico, bensì il prestigioso giornale britannico Times. “Meglio le urne che l’impotenza” scrive una vecchia conoscenza del nostro paese, Bill Emmott ex direttore dell’Economist.

Il giornalista britannico assurto alla storia contemporanea del giornalismo per aver definito “unfit” Berlusconi a guidare l’Italia già nel lontano 2001, adesso se la prende con l’eccessiva cautela del premier tecnico che sotto il tallone dei partiti, pronti a minacciare di farlo cadere, non riesce a portare a termine neppure la riforma del mercato del lavoro.

Concludere la legislatura questa estate, prospettando un voto in autunno, significherebbe per Emmott sprigionare offerte politiche credibili in grado di opporsi all’eterno ritorno di Berlusconi e a Beppe Grillo. Magari con due outsider: il ministro per lo sviluppo, Corrado Passera e il sindaco di Firenze, Matteo Renzi.

Anche il comico genovese non gode di buona stampa. In un’intervista ad un giornale israeliano, di cui se ne ha notizia grazie ad un servizio del sito Corriere.it, ha esposto tesi molto originali sulla politica estera. È sufficiente accostarsi ad alcune risposte. Cosa pensa di Ahmadinejad? “Quando ho visto impiccare un uomo in piazza a Isfhan mi sono chiesto: che cos’è questa barbarie? Ma poi ho pensato che pure gli Usa hanno la pena di morte”. Il riconoscimento del ruolo della donna nella società degli ayatollah? “E’ al centro della famiglia. Le nostre paure nascono da cose che non conosciamo”. Bin Laden? “Mio suocero (iraniano) mi ha spiegato che le traduzioni non erano esatte”.

Il passaggio su Israele ha finito per far parlare fra i media di Tel Aviv di un Grillo affetto da molti pregiudizi: “Parlare d’Israele è un tabù, come parlare dell’euro. Appena lo tocchi, subito ti dicono che sei antisionista e razzista”. Sul blog, del resto, alcuni post dei simpatizzanti del Movimento 5 Stelle sono affini alla critica radicale dei governi israeliani fino a prospettare complotti sionisti. 

Così, il comico genovese è entrato per la seconda volta – dopo la polemica a distanze sulle colonne del Financial Times in seguito agli accostamenti fra Grillo e Mussolini proposti dall’editorialista Beppe Severgnini –  in una manciata di giorni nell’occhio del ciclone della stampa internazionale. L’occhio è diffidente, ma non è di condanna unanime come quella che sta riportando oramai Mario Monti.

Soltanto sabato il Wall Street Journal aveva ironizzato sulle velleità del professore della Bocconi di “svuotare il lago di Como con la cannuccia”. Fuori di metafora il quotidiano più affine a tesi economiche liberiste negli States, punta il dito contro l’incompletezza del decreto sviluppo, non all’altezza del compito di alleggerire il peso di quarant’anni di inflazione legislativa sulle imprese.

Arriva ancora di più nel concreto lo stralo rivolto da “Bild”. Il tabloid tedesco ha inserito Mario Monti in un gruppetto poco raccomandabile – composto con Francois Hollande, Mariano Rajoy, Barack Obama e Manuel Barroso –, buono soltanto a drenare soldi all’unica economia stabile d’Europa, quella della Germania naturalmente.

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