Torino-Lione, la blocca Parigi?

Pubblicato il 12 Luglio 2012 alle 19:30 Autore: Giuseppe Colasanto
alta velocità

L’Alta Velocità è un intrigo sempre più complicato. Da noi, si sa, il movimento No Tav è molto attivo ed appoggiato da diverse associazioni, collettivi e movimenti anche lontani dalla Val di Susa. Si confronta però con una politica “romana” che, tranne qualche eccezione, ritiene fondamentale il collegamento da Torino a Lione, in un’ottica di rilevanza nazionale a livello europeo.

Opinione diffusa è che invece in Francia il tema sia meno divisivo, che da Parigi l’Alta Velocità raccolga ampi consensi. Tanto che nel 2007 i nostri cugini d’oltralpe hanno impegnato diversi miliardi di euro (260 circa) in quattordici progetti di linee ferroviarie da completare nel 2020, tra i quali proprio il tratto transalpino della Torino-Lione. Ma i conti ora non tornano, soprattutto pare che sia diminuito il flusso di merci sulla stessa tratta: dagli undici milioni di tonnellate dei primi anni novanta, si è arrivati ai quattro attuali, pochi per reggere un investimento oneroso (circa 12 miliardi di euro sarebbe il costo della tratta). Così, secondo indiscrezioni di Le Figaro, il nuovo governo starebbe ragionando sull’eventualità di fare marcia indietro. Il Ministro del Bilancio, Jerome Cahuzac ha affermato infatti che sarà necessario valutare i progetti per priorità, ed eventualmente rinunciare a qualcuna: sarà una commissione mista parlamentari-esperti a redigere questa particolare “classifica”, e la Torino-Lione potrebbe, per i motivi sopra accennati, trovarsi ai primi posti.

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Eppure era stato proprio il Presidente Hollande, intervistato a due settimane dal voto dall’Ansa a sostenere l’importanza del progetto con queste parole: “Bisogna lavorare alla competitività dell’Europa come terra di produzione e tutto ciò passa attraverso la costruzione di infrastrutture come la Tav Torino-Lione”, aggiungendovi che “La soluzione alla crisi dell’Europa non sarà mai nel ripiegamento su se stessi. Per rilanciare l’attività economica in Europa e bloccare l’aumento della disoccupazione, abbiamo bisogno di questo tipo di investimenti, che rendano il nostro continente più attrattivo e coeso”. Che abbia cambiato opinione?

L'autore: Giuseppe Colasanto