Cipro, paradiso fiscale in crisi. Il Cremlino offre aiuto “senza condizioni”

Pubblicato il 16 Luglio 2012 alle 09:34 Autore: EaST Journal
bandiera cipro

Forse non tutti sanno che Cipro è un paradiso fiscale che ospita numerose società off-shore.  Sul territorio cipriota le operazioni offshore possono raggiungere un elevato grado di sofisticazione, grazie alla regolamentazione ad hoc creata dal governo locale e dalla banca centrale e alla mancanza di controlli sui cambi.

Di recente è stato trasferito il regime di esenzione fiscale e di incentivi oltre che alle imprese anche ai fondi di investimento, i quali ora sono soggetti a una tassazione dello 0,425%. I vantaggi sono la riduzione delle imposizioni fiscali ma, soprattutto, la riservatezza utile a nascondere operazioni finanziarie illecite o perdite di bilancio.

Salvare le banche

Eppure Cipro, paradiso fiscale o meno, si è trovata a far fronte a una spesa di 1,8 miliardi di euro (che corrisponde circa al 10% del PIL) per salvare la Cyprus Popular Bank, il secondo istituto di credito dell’isola che ha subito gravi perdite a causa della sua esposizione nei confronti delle banche greche. Dove trovare questi soldi? Nelle scorse settimane il presidente della Repubblica di Cipro, Demetris Christofias, si è rivolto all’Unione Europea anche in virtù del fatto che di lì a poco avrebbe assunto la presidenza di turno dell’Unione. La troika formata da Ue-Bce-Fmi è andata a Nicosia per decidere che cosa chiedere a Christofias in cambio degli aiuti finanziari. Sullo sfondo ci sono numeri preoccupanti. L’esposizione delle banche locali al sistema greco ammonta a circa 29 miliardi di euro, più o meno il 160% del pil. Il rapporto deficit/pil si è attestato al 6,4% nel 2011, uno dei più elevati della zona euro. Accanto al salvataggio della Cyprus Popular Bank, anche la Bank of Cyprus e la Hellenic Bank hanno subito gravi perdite. In risposta, il governo locale ha già messo le mani avanti: le agevolazioni fiscali di cui beneficiano le nostre imprese non si toccano. ”In occasione dell’adesione all’euro portammo l’aliquota da poco più del 4% al 10% e 35.000 imprese, sulle 100 mila allora presenti, scelsero di andarsene”, ha ricordato Christofias che non sembra disposto a mettersi in casa i mastini del Fondo monetario internazionale.

bandiera cipro

Meglio i soldi russi

L’alternativa è la Russia che già nel 2011 diede 2,5 miliardi di euro per coprire le esigenze di rifinanziamento di Cipro. Secondo l’agenzia di stampa Bloomberg il Cremlino è pronto a stanziare altri 5 miliardi di euro dopo che, il 26 giugno scorso, Nicosia avrebbe avanzato al ministero delle Finanze russo formale richiesta in tal senso. La predilezione di Christofias per Putin è cosa nota: ai tempi della guerra russo-georgiana l’attuale presidente cipriota si schierò con Mosca, così come nella questione dello scudo spaziale. Oltre ad ospitare ogni anno migliaia di turisti provenienti da Mosca, Cipro è sede di diverse società russe che beneficiano della sua vantaggiosa politica fiscale.

L’amicizia russo-cipriota è poi rafforzata dalla scoperta di immensi giacimenti di idrocarburi al largo dell’isola. Gazprom ha già inviato navi per le prospezioni dei fondali e una nave da guerra come “scorta”. La partita energetica in quella porzione di mare è tesa: la Turchia vuole la sua fetta e utilizza Cipro nord come cavallo di Troia. Israele punta a diventare il leader regionale nella produzione di idrocarburi, garantendosi così un’autonomia fondamentale per la sua sopravvivenza politica. La Russia è in cerca di un avamposto militare nel Mediterraneo ora che rischia di perdere il porto siriano di Tartus, dove Mosca ha l’unica base navale a sud del Bosforo.

(per continuare la lettura cliccare su “2”)

L'autore: EaST Journal

East Journal è un progetto di giornalismo partecipativo che nasce dal basso, fatto da giovani e senza fini di lucro. East Journal è una testata registrata presso il Tribunale di Torino, n° 4351/11, del 27 giugno 2011. I contenuti sono condivisi con Termometro Politico grazie alla partnership nata da marzo 2012 tra le due testate giornalistiche. Il nostro obiettivo è quello di raccontare la “nuova” Europa, quella dell’est, che rappresenta il cuore antico del vecchio continente. La cultura e la storia ci insegnano la comune appartenenza. L’europeismo critico è dunque una nostra vocazione. Tra i nostri temi più cari figurano poi la tutela delle minoranze, l’analisi dell’estremismo di destra, la geopolitica energetica, il monitoraggio del crimine organizzato transnazionale.
Tutti gli articoli di EaST Journal →