Napolitano cita Einaudi, e richiede il conflitto di attribuzione sulla trattativa Stato-mafia

Pubblicato il 16 Luglio 2012 alle 16:57 Autore: Giuseppe Colasanto
napolitano successore di eunaidi

Secondo quanto stabilito a suo tempo da Luigi Einaudi, Presidente della Repubblica dal 1948 al ’55, sarebbe inammissibile che un suo successore – attraverso omissioni o per ignoranza – mettesse in pericolo per sé o per i suoi successori le facoltà che la Costituzione gli attribuisce. L’inquilino del colle più alto deve difendere strenuamente le proprie prerogative, che sono parte integrante dell’equilibrio costituzionale dei poteri.

Una di queste prerogative è l’assoluto divieto di utilizzare le intercettazioni di comunicazioni aventi tra i partecipanti il Presidente stesso – eccetto naturalmente i casi in cui egli tradisca la Costituzione. Da qui nasce la necessità – per Napolitano – di sollevare per decreto una richiesta di giudizio per conflitto di attribuzione nei confronti della Procura di Palermo, rea, secondo il Quirinale, di voler utilizzare intercettazioni in cui è coinvolto il Presidente Giorgio Napolitano nell’ambito del processo sulla presunta trattativa Stato-mafia, invece di distruggerle direttamente, come all’inizio (il 6 luglio) si era impegnata a fare. L’orientamento attuale della Procura, dice nel Decreto il Presidente, sarebbe invece quello di richiedere un giudizio di rilevanza al Tribunale Ordinario, e questo fatto violerebbe la Costituzione.

napolitano successore di einaudi

Di diverso parere la procura siciliana: per Messineo ed Ingroia, rispettivamente procuratore ed aggiunto, nessuna intercettazione coinvolge persone coperte da immunità, e le intercettazioni che si vorrebbero utilizzare, se irrilevanti per la figura del Capo dello Stato, non lo sono per altre persone, non coperte da immunità, per cui, a loro parere, le intercettazioni stesse possono essere utilizzate, senza alcuna autorizzazione preventiva.

Ora dovrà essere la Corte Costituzionale a valutare la questione, ma per il momento è la politica a parlare, col Ministro Severino, che da Mosca giudica il decreto lo strumento più opportuno per agire da parte del Presidente, con Enrico Letta che plaude l’iniziativa del Quirinale, poiché – dice – porterà chiarezza. Di diverso avviso Di Pietro. Il leader dell’Idv coglie l’occasione per sferrare un altro attacco al Presidente e si schiera al fianco degli ex colleghi, augurandosi che nessuna carica dello Stato si metta in mezzo per ostacolare la ricerca della verità sugli anni della presunta trattativa tra Stato e mafia.

L'autore: Giuseppe Colasanto