Splendori e miserie del complottismo

Pubblicato il 18 Agosto 2012 alle 18:10 Autore: Giacomo Bottos
complottismo

I tempi recenti hanno riportato in auge un termine che ebbe una sua grande diffusione negli anni ’70: il complottismo. Il significato generico di questa parola è la tendenza a vedere nella realtà disegni e trame oscure, che determinano, in maniera inconsapevole per i più, importanti eventi. 

E’ lecita un’ottica complottistica?

C’è chi si dice assolutamente certo dell’esistenza dei complotti e c’è chi si indigna per l’uso sistematico del “complottismo” come mezzo che ci permetterebbe di costruirci narrazioni di comodo che confermino le nostre convinzioni (dove nel ruolo del cattivo si potrebbe mettere alternativamente lo Stato o la “casta”, la UE, gli Stati Uniti, la finanza, la massoneria e relative combinazioni varie).

Forse entrambe le posizioni sono semplificatorie e, come spesso accade in questi casi, contribuiscono a occultare più che non a chiarire il fatto di cui si parla.

Ma – per iniziare – cos’è un complotto? Sfrondando il termine dall’alone da romanzo misterico che lo circonda, essenzialmente un complotto è un accordo o piano riservato condiviso da determinate persone per raggiungere uno o più fini (un determinato assetto geopolitico, un cambiamento istituzionale, o anche semplicemente potere o denaro).
E’ evidente che i complotti esistono. Un mondo in cui i complotti non ci fossero sarebbe il mondo della perfetta trasparenza, in cui i fini di tutti sono perseguiti alla luce del sole e nel pieno rispetto di regole comuni. Per quanto si possano avere idee diverse sulla desiderabilità di un tale stato, è chiaro che è ben lontano dall’essere una descrizione della realtà.

complottismo

Il “complottismo” nasce dunque da una necessità oggettiva, dalla consapevolezza che, come diceva Donald Rumsfeld, “ci sono cose che sappiamo di sapere, cose che sappiamo di non sapere e cose che non sappiamo di non sapere”. Il relativamente ristretto campo delle cose che sappiamo di sapere ci permette di fare ipotesi sulle cose che sappiamo di non sapere e illazioni sulle cose che non sappiamo di non sapere. Il campo del complottismo si situa al confine tra il penultimo e l’ultimo insieme di cose, in un mondo che tende ad essere, per definizione tendenzialmente invisibile alla coscienza comune, o a dare di sé un’immagine fuorviante.

Naturalmente però, c’è modo e modo di affrontare questo esercizio e di utilizzare l’idea di complotto.
Se ne può fare un uso costitutivo e dogmatico. Chi vuole farsi un’idea di dove conduca tale esercizio può farsi un giro su uno dei tanti siti che parlano di “nuovo ordine mondiale”, versione aggiornata del vecchio “complotto demoplutogiudaicomassonico”. La realtà viene considerata come interamente determinata, fin quasi nei suoi minimi dettagli, da una grande cospirazione unitaria, alla quale sarebbero affiliate praticamente per intero le classi dirigenti economiche, politiche e tecniche. Ogni evento, ogni informazione andrebbe letto come increspatura superficiale, come attuazione o come diversivo di questa grande cospirazione storica e planetaria. Come nelle vecchie summae medievali, dall’Idea del complotto sarebbe interamente spiegabile l’intero sviluppo storico, la conformazione della società, l’assetto mondiale. Ricostruzioni più o meno fantasiose trovano dappertutto coincidenze, corrispondenze, sinistre conferme della loro credenze.
D’altra parte la realtà si dividerebbe tra coloro che vedono questa più profonda verità e quelli invece che, ignari, vivono all’oscuro di essa.
Ci si rende conto di come questo metodo porti facilmente a prendere come oro colato fantasticherie o autentiche assurdità. D’altra parte esso permette di illudersi di avere in mano una chiave universale che permetta di decifrare facilmente ogni evento e di sistemarlo in una visione coerente, che dà a tutto una parvenza di razionalità. In fondo, se da un lato è inquietante, è dall’altro confortante pensare che ci sia un piano ben definito dietro allo svolgersi degli eventi. In questo senso il complottismo costituisce una facile risposta alla necessità naturale di orientarsi in un mondo complesso e spesso troppo caotico per le nostre capacità di comprensione.
Contro questo tipo di complottismo, sono giustificate le critiche e anche le prese in giro che ultimamente girano così di frequente sui social network.

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L'autore: Giacomo Bottos

Nato a Venezia, è dottorando in filosofia a Pisa, presso la Scuola Normale Superiore. Altri articoli dell’autore sono disponibili su: http://tempiinteressanti.com Pagina FB: http://www.facebook.com/TempiInteressanti
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