Dibattito tv, Romney domina sull’economia. Obama impreparato

Pubblicato il 4 Ottobre 2012 alle 06:11 Autore: Carlandrea Poli
obama e romnet

Barack Obama ha parlato al ceto medio, l’ha corteggiato fin dalle prime battute provando a innescare un frame comunicativo nuovo di zecca e sul quale il presidente potrebbe decidere di puntare nell’ultimo mese di campagna elettorale, ma Mitt Romney esce vincitore del primo dibattito.

Non è bastato al presidente parlare di “patriottismo della classe media” rivolto in antitesi l’economia a beneficio dei ricchi attribuita a Romney. Il quale non solo ha subito disinnescato l’attacco promettendo per ben due volte di “non diminuire le tasse” sui redditi più elevati, ma ha riservato al pubblico una performance da presidente in pectore che si rivolge a tutta l’America e non ad una sola parte.

L’ex governatore del Masachusetts più brillante nel linguaggio del corpo, fisso con lo sguardo su Obama in ogni risposta, si è rivolto verso la telecamera solo nel messaggio finale. Il presidente, invece, si è trovato impacciato e spesso alla ricerca di appunti al pari di uno scolaro che si era preparato poco la sera prima.

obama e romnet

Il momento apicale Romney – nel primo dei tre dibattiti presidenziali, andando in onda all’università di Denver –  l’ha toccato quando in tema di economia e di Obamacare si è proposto in una veste insolita per questa campagna elettorale di leader coesivo per tutta l’America: “Signor presidente – si è rivolto guardandolo negli occhi – io so cosa significa essere bipartisan. Quando sono diventato governatore mi sono ritrovato con un Congresso dello Stato per i 2/3 controllato dai democratici, ma mi sono seduto ad un tavolo e ho trovato con loro un accordo. Ci serve un presidente che sappia unire la nazione, non dividerla”.

Il momento di maggiore abilità di Romney, perché pur andando in difficoltà sull’obiezione del presidente di aver varato in Masachusetts una riforma sanitaria pressoché identitica all’Obamacare – a livello programmatico la maggiore fonte di imbarazzo e di contraddizione per il repubblicano –, è stato capace di divincolarsi esaltando le differenze nello stile di leadership: “La mia riforma venne votata sia dai democratici che dai repubblicani, lei l’ha fatta votare a maggioranza senza un singolo voto repubblicano; la mia riforma non ha alzato le tasse, la sua sì; la mia riforma non prevede che un board di burocrati possa decidere dove tagliare i fondi della sanità, la sua sì”.

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L'autore: Carlandrea Poli

Nato a Prato il 27/06/1987 giornalista pubblicista, ha cominciato a collaborare con alcune testate locali della sua città per poi approdare al Tirreno. Appassionato delle molte sfaccettature della politica, ha una predilezione per la comunicazione, l'economia e il diritto. Adora il neomonetarismo, l'antiautoritarismo della scuola di Francoforte e prova a intonare nel tempo libero con scarso successo le canzoni di Elisa Toffoli. Su Twitter è @CarlandreaAdam
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