Regionali 2010: l’uso del voto di preferenza

Pubblicato il 2 Maggio 2010 alle 21:17 Autore: Gabriele Bracci
elezioni regionali - Termometro Politico

Attraverso questo articolo ci proponiamo di analizzare uno degli aspetti più interessanti delle appena trascorse elezioni regionali: l’uso che gli elettori hanno fatto del voto di preferenza.

 

Regionali 2010 voto di preferenza

 

 

 

Cercheremo di vedere in quale quantità, nelle diverse regioni, gli elettori si sono avvalsi di tale strumento, e per farlo utilizzeremo i dati sul c.d. “tasso di preferenze espresse”. Con quest’espressione si intende la percentuale di preferenze espresse dagli elettori sul totale dei voti validi alle liste.

Confronteremo poi il recente dato con quello delle precedenti elezioni regionali per vedere se vi è stato un aumento o un decremento di questo fenomeno.

 

Prima di iniziare è opportuno ricordare che in 12 regioni su 13 nelle quali si è votato (unica eccezione la Toscana) vi era la possibilità di esprimere un voto di preferenza con cui scegliere uno dei candidati presenti nelle liste per il Consiglio regionale. Soltanto la Campania a seguito dell’approvazione della legge regionale n. 9/2009 prevedeva la possibilità di esprimere fino a 2 preferenze con l’obbligatoria alternanza tra i sessi.  La Toscana, invece, già dal 2005 ha deciso di sostituire tale strumento con una legge sulle primarie (l.r. n.70/2004) che permette ad ogni forza politica di organizzarle a spese della regione, col risultato che al momento del voto vero e proprio le liste sono bloccate.

Questa la tabella con i dati:

preferenze2

*Dato sovrastimato a causa della possibilità di esprimere fino 2 preferenze.

(Fonte: Centro Italiano di Studi Elettorali (CISE) – Università di Firenze)

 

Passiamo adesso all’analisi dei dati iniziando dalle regioni del Nord. Tale zona geografica si presenta, in continuità con le precedenti elezioni, una zona in cui il “tasso di preferenza” anche se cresciuto molto dalle elezioni del 1995, si attesta comunque su percentuali piuttosto basse. Spicca, tra questi, il dato della Lombardia, dal quale si evince che su 100 elettori che esprimono un voto di lista valido solo 23 lo esprimono accompagnandolo con l’indicazione di una preferenza per un candidato. I tassi di preferenza del Piemonte e del Veneto sono invece piuttosto simili, rispettivamente 35% e 35,2%. Il dato della Liguria è invece più alto, precisamente del 42%.

 

Spostando l’attenzione sulle regioni del Centro, ed in particolare dell’ “ex zona rossa”, vediamo che il dato più basso spetta all’Emilia-Romagna (25,7%). Questo a dimostrazione che, in questa area, dove forte era la presenza del Partito Comunista Italiano, la preferenza partitica prevale ancora su quella personale. Non si può dire lo stesso, invece, per l’Umbria e le Marche che presentano valori decisamente più alti: 53% la prima e 49,4% la seconda. Da notare, inoltre, che in Toscana l’ultima volta che si è votato con il voto di preferenza, cioè alle regionali del 2000, il valore si attestava sul 28,6%. Per ciò che concerne il dato del Lazio, una regione con caratteristiche politiche diverse da quelle appena citate, vediamo che presenta un tasso di preferenza del 51%.

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