Ipr, il Pd approfitta delle Primarie, Sel no: è sotto il 5%

Pubblicato il 21 Ottobre 2012 alle 15:08 Autore: Giuseppe Martelli

Ipr, il Pd approfitta delle Primarie, Sel no: è sotto il 5%

 

Il sondaggio Ipr presentato durante l’ultima puntata di Piazza Pulita non fa altro che confermare tendenze ormai note.

LISTA %
PDL 14,5
LA LEGA 4,5
LA DESTRA 2
ALTRI CD 8
PD+PS 29,5
SEL 4,5
ALTRI CS 1
M5S 16,5
IDV 6,5
UDC+FLI+CENTRO 13
AREA NON VOTO 46

Il crollo del Pdl appare irreversibile e sopratutto, nessun’altro partito (Grillo escluso) sembra in grado di trarre vantaggio da questa condizione, neanche la Lega Nord, che ha comunque avviato un percorso di rinnovamento con Maroni e il nuovo gruppo dirigente.

Stabile appare la percentuale di Grillo, mentre si vede ” l’effetto primarie” nella stima dei consensi per il Pd che si conferma l’unica formazione in grado di vincere le prossime elezioni. Nell’area del centro-sinistra, soltanto il partito di Vendola risulta in evidente difficoltà, visto che la candidatura del governatore della Puglia non determina un aumento dei consensi di Sel.

L’area di centro conferma le stime già evidenziate da altri sondaggi in precedenza, ma la “decisività” della formazione guidata da Casini si fonda sulla riforma delle legge elettorale avviata in questi giorni. La bozza Malan, approvata in Commissione Affari Costituzionali, non garantirebbe una maggioranza in Parlamento, come evidenziato da molte simulazioni sulla distribuzione dei seggi.

All’interno di questo scenario, Casini potrebbe giocare un ruolo chiave nella formazione di un altro governo di “grande coalizione” che includa i due grandi partiti isolando le estreme.

Questa prospettiva determinerebbe la morte del bipolarismo e dei tentativi, realizzati negli ultimi anni, di trasformare l’Italia in una democrazia “moderna” caratterizzata da coalizioni pre-elettorali e da una maggiore governabilità rispetto al passato. Al di là dei giudizi di merito rimangono alcuni interrogativi molto stringenti:

-La bozza Malan, approvata a maggioranza da Udc, Pdl e Lega replica uno schema già visto nel 2006: una parte dello schieramento partitico, che produce una legge elettorale in grado di “non far vincere” la coalizione con le maggiori possibilità di successo alle elezioni. Inoltre, anche in questo caso, il disperato tentativo di “far vincere meno” gli avversari operato da Pdl, Udc e Lega Nord (alleati per molti anni in passato), si realizza a fine legislatura e quindi a pochi mesi dalle elezioni.

La domanda quindi è: approvare riforme elettorali “contro” gli avversari, alla vigilia di un appuntamento elettorale, è compatibile con un sistema democratico maturo?

A questa si aggiunge una seconda riflessione che rappresenta quasi un suggerimento al ceto politico: considerata la poca lungimiranza della nostre classi dirigenti non sarebbe opportuno dare “copertura costituzionale” alle leggi elettorali, prevedendo procedimenti aggravati in grado di evitare, quanto meno, modifiche “last minute”  che ricordano  dittature sud-americane?

Interrogativi che rimangono aperti da moltissimi anni, ma che tornano impetuosi quando politici spaventati giocano pericolosamente con le istituzioni di uno Stato nel disperato tentativo di sopravvivere un giorno in più.

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