Come il Termometro ha indovinato le proiezioni delle elezioni USA

Pubblicato il 6 Novembre 2008 alle 09:10 Autore: Gianluca Borrelli
Candidato democratico alle elezioni americane Barack Obama

Come qualcuno di coloro che e’ stato in collegamento con noi sa, qui sul blog del Termometro Politico abbiamo fornito delle proiezioni di voto (non exit-poll ne’ sondaggi quindi ma una previsione del risultato finale sulla base dei primi voti scrutinati) per alcuni stati chiave.
Cominciamo col dire che siamo rimasti stupiti dalla ignoranza dei principali network italiani dove notizie come Kentucky e Texas a McCain passavano come segnali importanti quando chiunque capisca un minimo dell’america sa benissimo che non sono affatto notizie.
Sarebbe come meravigliarsi che in Toscana vinca il PD, solo un osservatore esterno molto distratto potrebbe non rendersi conto di quanto poco servano queste indicazioni per capire come sta andando la serata.
Sin dall’inizio chi ci ha seguito sapeva benissimo che bisognava seguire 2 stati chiave per capire l’andazzo e non erano certo il Texas e il Kentucky.
Gli stati chiave da seguire, anche perche’ primi a scrutinare erano Indiana e Virginia.
2 stati che hanno votato repubblicano dal 1968 in poi (quindi 10 volte di fila) ma che questa volta erano in gioco. Per fare un paragone con una situazione italiana vi richiamo alla memoria le elezioni regionali del 2005.
In quelle elezioni certamente non faceva notizia che la Lombardia restasse al cdx e che la Toscana restasse al csx, bensi’ facevano notizia regioni come il Lazio, il Piemonte,  ma soprattutto la Puglia. Se la Puglia fosse andata a Vendola sarebbe stato il chiaro segno che il csx si preparava ad una valanga (come in effetti fu).
L’Indiana era la Puglia americana in questa analogia, vinta da Bush con il 21% di scarto nel 2004 e’ lo stato confinante con l’Illinois stato di provenienza di Obama e letteralmente invaso dai supporter di Obama provenienti dalla vicina Chicago di cui la parte nord dell’Indiana ne e’ praticamente satellite, di fatto la contea di Lake non e’ nient’altro che un sobborgo di Chicago.

I nostri occhi sono stati puntati sin dall’inizio quindi sull’ hoosier state (cosi’ viene chiamata l’Indiana). Non solo perche’ alcune contee, anche se non tutte come vedremo, erano le prime a iniziare lo scrutinio (mezzanotte ora italiana) ma anche perche’ avrebbe fatto da cartina tornasole per tutta la nazione.
Alla vigilia infatti tutti si aspettavano che in Indiana avrebbe vinto seppur di poco McCain, io stesso mi aspettavo un “too close to call” ed aspettavo la Virginia che iniziava lo scrutinio solo un’ora dopo (1 italiana), sulla quale avevamo gia’ scritto un articolo del perche’ Obama ci avrebbe vinto.

Qualcuno potra’ chiedersi perche’ mai bastasse un solo stato per essere sicuri della vittoria di Obama.
La risposta e’ semplice, gia’ solo contando gli stati che McCain aveva abbandonato (e quindi praticamente perso) si otteneva un numero molto vicino alla soglia magica dei 270 “Grandi Elettori” che da la certezza di elezioni e bastava uno stato come l’Indiana (11 Grandi Elettori) o come la Virginia (13 Grandi Elettori) per fare passare matematicamente la soglia dei 270 ad Obama rendendo Ohio e Florida inutili.

L’unica piccola incertezza riguardava la Pennsylvania, vinta da Kerry nel 2004 e secondo i sondaggi saldamente in mano ad Obama. Essendo la Pennsylvania per lo piu’ composta da bianchi anziani si temeva il famigerato “Bradley effect” per colpa del quale i sondaggi sarebbero stati inaccurati. Si e’ scoperto ben presto (come il termometro aveva abbondantemente detto con largo anticipo) che questo effetto se presente era minimo ed irrilevante.
McCain ci aveva puntato molto ma era chiaro che era un tentativo finale disperato di salvare una barca che faceva acqua da tutte le parti (di fatto aveva fatto un “all in”come direbbero a poker ma il bluff e’ venuto fuori ben presto).

(per continuare la lettura cliccare su “2”)

L'autore: Gianluca Borrelli

Salernitano, ingegnere delle telecomunicazioni, da sempre appassionato di politica. Ha vissuto e lavorato per anni all'estero tra Irlanda e Inghilterra. Fondatore ed editore del «Termometro Politico».
Tutti gli articoli di Gianluca Borrelli →