L’ennesimo ritorno della Democrazia Cristiana

Pubblicato il 13 Novembre 2012 alle 15:02 Autore: Livio Ricciardelli

E’ ritornata. Ma la notizia non è il suo ritorno. Ma la sua ennesima reincarnazione.

Stiamo parlando della Balena Bianca, alias Democrazia Cristiana.

Un gruppo di fedeli adepti si è riunito a Roma rivendicando, per la millesima volta, l’illegittimità degli atti di scioglimento che portarono alla morte del partito principe della Prima Repubblica italiana.

 

Una disputa legale e dai connotati pseudo – burocratici che però stavolta si arricchisce di un alveo morale. Una patina di moralità che contestualizza il pensiero e l’azione politica di chi rimpiange lo Scudo Crociato di De Gasperi, Moro e Fanfani.

E dunque se per anni i “legittimisti della Dc”, e la casistica è quanto mai numerosa, contestavano all’ultimo segretario nazionale del partito Mino Martinazzoli di aver sciolto il partito senza convocare il congresso ma limitandosi ad un triste placet da parte del consiglio nazionale, adesso la nuova Dc è di nuovo in campo ma rivendica anche un ruolo di primogenitura morale in questa delicata fase per la politica italiana.

E quindi se è vero che la classe politica ha fallito e ciò ha portato alla nascita del governo dei tecnici, ecco rispuntare i vari Darida, Lega e Prandini che rivendicano un ruolo morale e politico superiore ai vari padrini di Fiorito e company.

Una benedizione, quella della Nuova Dc, capitanata questa volta da tal Fontana, che del resto nasce anche da un benedizione politica avuta da alcuni leoni ruggenti degli anni passati. In primis Ciriaco De Mita, che a quanto pare non rinuncia alla sua voglia di totale autonomia nonostante lo scranno ottenuto per l’Udc al Parlamento Europeo, e Clemente Mastella che sembra voler cercare perennemente sbocchi per il suo Udeur (“Udeur Verrà”, del resto declama un suo indimenticabile inno sparato a mille nelle kermesse nazionali di Telese). A partire dalle comunali di Napoli dello scorso anno e dopo una stagione, dal 2008 al 2009, in cui era rimasto mestamente senza seggio.

Lunga però è la vicenda legata ai tentativi di rifondare una parvenza di Democrazia Cristiana.

Il primo fu il mitologico Angelo Sandri, un friuliano che sostenne, e in una fase anche convincendo qualche sodale, di aver vinto la difficilissima battaglia legale sullo Scudo Crociato.

La Dc dunque non era in realtà mai morta, lo Scudo Libertas era di proprietà di Sandri e solo questo avrebbe portato ad un futuro roseo per tutti quanti (gente ipotizzava sogni da 1%).

Accadde però che nel novembre 2003, in un congresso nazionale del partito tenuto all’ex cinema Capranica di Roma, Sandri cedette lo scettro a Giuseppe Pizza, futuro sottosegretario alla Pubblica Istruzione nel quarto governo Berlusconi. Ne nacque una battaglia legale che vide nascere una Dc di Sandri e una di Pizza rieditando una polemica e una scissione non molto dissimile da quella che subì il Movimento Idea Sociale di Pino Rauti, che vide nacquere una sua costola nel nuovo Mis del barese Giuseppe Incardona.

La Dc di Pizza comunque fece di tutto per presentarsi alle europee del 2004, quando lo stesso simbolo fu ricusato e si dovette ripiegare sul simbolo Paese Nuovo che alle politiche del 2001 svolse lo stesso ruolo che a destra ricoprì la mitologica lista Abolizione Scorporo. I risultati furono deludenti, ma aumentarono coloro i quali vollero rifarsi alla stessa scia.

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L'autore: Livio Ricciardelli

Nato a Roma, laureato in Scienze Politiche presso l'Università Roma Tre e giornalista pubblicista. Da sempre vero e proprio drogato di politica, cura per Termometro Politico la rubrica “Settimana Politica”, in cui fa il punto dello stato dei rapporti tra le forze in campo, cercando di cogliere il grande dilemma del nostro tempo: dove va la politica. Su Twitter è @RichardDaley
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