Obama, il discorso della vittoria

Pubblicato il 19 Novembre 2012 alle 11:19 Autore: Matteo Patané
Obama

Malgrado i sondaggi della vigilia indicassero come probabile la rielezione di Barack Obama, le elezioni presidenziali USA 2012 hanno tenuto il mondo intero con il fiato sospeso per una notte intera prima che si delineasse con chiarezza la nuova vittoria del candidato democratico, che gli spalanca per la seconda volta le porte della Casa Bianca e gli consegna l’onore e l’impegno di guidare gli Stati Uniti fino al 2016.

 

Nei suoi discorsi Obama non ha mai avuto remore ad affrontare – con la consueta abilità mediatica – anche temi spinosi e controversi, pertanto l’analisi delle sue parole è spesso stata utile per comprendere e talvolta anticipare l’indirizzo politico della sua azione di governo.
Particolarmente importante a questo proposito diventa inevitabilmente il discorso della vittoria, il discorso pronunciato il giorno successivo alle elezioni una volta chiara e ufficializzata la rielezione alla massima carica degli USA e del mondo intero.

Obama

La trascrizione del discorso in forma integrale è disponibile a questo link.

Come spesso accade, il flusso delle parole di Obama è molto fluido e ben costruito, ed i differenti argomenti si succedono in maniera naturale, in una catena di premesse e conseguenze che non fa che rimarcare la profonda attenzione all’aspetto comunicativo del Presidente degli Stati Uniti; è tuttavia possibile suddividere il discorso in macrosegmenti logici, legati rispettivamente ai temi dei ringraziamenti, degli ideali e delle politiche.

La prima parte del discorso (quasi il 50% del totale), come d’obbligo in un testo dal sapore così celebrativo, è interamente dedicata ai ringraziamenti. Come da consueta retorica statunitense la famiglia gioca un ruolo importante in questo ambito, e così non stupiscono i riferimenti alla moglie Michelle e alle figlie Sasha e Maila.
Una parte molto rilevante di questa sezione del discorso, come già accaduto nel 2008, è però legata al ringraziamento agli elettori, e in generale alla celebrazione della democrazia elettiva come strumento di “speranza” e “progresso”; all’interno di questo ambito, in cui il confronto tra democratici e repubblicani viene – giustamente – ridotto alla sua reale dimensione di dialettica tra persone che hanno idee differenti sul raggiungimento di un obiettivo comune, si pone l’onore delle armi al candidato sconfitto il repubblicano Mitt Romney.
È significativo – e costituisce ulteriore merito per l’abilità oratoria di Obama – notare come l’apertura di Obama alla collaborazione con il GOP, perfettamente inserita e motivata nella catena di ragionamenti del discorso, non sia in realtà altro che la presa di coscienza di essere un lame duck president, in quanto un ramo del Parlamento è a maggioranza repubblicana e questo costringerà Obama a lunghi ed estenuanti compromessi sul suo programma politico.
La parte conclusiva e forse più interessante della sezione dei ringraziamenti riguarda tuttavia tutti i collaboratori di Obama nella campagna elettorale, partendo dallo staff fino alla miriade di volontari che, porta a porta o telefonicamente, hanno pazientemente contattato i cittadini americani facendo propaganda per il Presidente ed il Partito Democratico. Oltre ad essere un omaggio estremamente toccante ed efficace nel far sentire ancora più unito il popolo liberal statunitense, costituisce una valida base di appoggio per introdurre i temi prettamente politici del discorso, sia celebrando quanto già ottenuto andando a descrivere le motivazioni dei volontari, sia individuando le tematiche dominanti del secondo mandato.

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L'autore: Matteo Patané

Nato nel 1982 ad Acqui Terme (AL), ha vissuto a Nizza Monferrato (AT) fino ai diciotto anni, quando si è trasferito a Torino per frequentare il Politecnico. Laureato nel 2007 in Ingegneria Telematica lavora a Torino come consulente informatico. Tra i suoi hobby spiccano il ciclismo e la lettura, oltre naturalmente all'analisi politica. Il suo blog personale è Città democratica.
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